Omicidio nella villetta, nuovo sopralluogo. Sequestrati una sedia e due aspirapolveri, caccia alle tracce

La perquisizione di ieri nella villetta di Montecassiano
MONTECASSIANO - La sedia su cui sarebbe stata legata Arianna Orazi, i due aspirapolveri da cui sono stati staccati i cavi, uno dei quali utilizzato per legare la donna, e poi un...

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MONTECASSIANO - La sedia su cui sarebbe stata legata Arianna Orazi, i due aspirapolveri da cui sono stati staccati i cavi, uno dei quali utilizzato per legare la donna, e poi un quadro trovato appoggiato su un comò e dei cassetti. Sono questi gli oggetti che ieri mattina i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo provinciale hanno portato via dalla villetta di via Sandro Pertini 31 a Montecassiano dove il pomeriggio del 24 dicembre scorso è stata uccisa la 78enne Rosina Carsetti. Gli oggetti prelevati saranno sottoposti ad analisi di laboratorio per cercare eventuali impronte o tracce degne di interesse investigativo.

 

 

Si tratta di un’ulteriore verifica per accertare la veridicità della ricostruzione fatta nell’immediatezza dei fatti dai familiari di Rosina: la figlia Arianna, il nipote Enea Simonetti e il marito della vittima, Enrico Orazi. Il procuratore Giovanni Giorgio e il sostituto Vincenzo Carusi li hanno iscritti sul registro degli indagati per concorso in omicidio ma loro il giorno del ritrovamento del cadavere sul pavimento della cucina al primo piano, avevano dichiarato che in quella casa fosse entrato un rapinatore che avrebbe soffocato l’anziana.

Una versione che i familiari non hanno confermato il 7 gennaio scorso quando al comando provinciale era stato fissato l’interrogatorio di tutti e tre alla presenza dei loro avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli. In quella circostanza era presente il legale Romagnoli, ma tutti e tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Era stata quella l’ultima occasione per riferire al pubblico ministero cosa fosse accaduto quel tragico pomeriggio, ma tutti e tre avevano preferito il silenzio.

La procura nel frattempo prosegue nelle indagini in attesa di avere la relazione del medico legale Roberto Scendoni sull’autopsia eseguita lo scorso 26 dicembre. Il consulente è impegnato in analisi di laboratorio sui campioni prelevati al momento dell’accertamento autoptico per stabilire con precisione l’orario della morte dell’anziana. Parallelamente gli avvocati degli indagati procedono con proprie indagini difensive mirate per lo più a ricostruire i rapporti all’interno della famiglia Orazi per smontare l’accusa di maltrattamenti mossa, al momento, alla figlia e al nipote della vittima. 
 


In merito all’omicidio la loro versione resta quella del rapinatore vestito di nero, alto, forse con accento dell’Est, entrato nella villetta usando due scale che si trovavano una fuori e una dentro la proprietà degli Orazi, munito di calzari ma disarmato, che avrebbe prima ucciso Rosina poi legato la figlia a una sedia, chiuso in bagno il marito della 78enne e poi fuggito dopo aver preso 2.000 euro.
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Corriere Adriatico