Campioni di Dna, soldi e fili elettrici, il giallo del delitto di Rosina all’esame del Ris

Gli accertamenti nella villetta del delitto
MONTECASSIANO - Sono iniziate ieri le operazioni preliminari al Ris di Roma, gli avvocati sollevano eccezioni di ammissibilità e utilizzabilità di diversi reperti....

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MONTECASSIANO - Sono iniziate ieri le operazioni preliminari al Ris di Roma, gli avvocati sollevano eccezioni di ammissibilità e utilizzabilità di diversi reperti. Nei giorni scorsi era stato chiesto il dissequestro della villetta teatro dell’omicidio di Rosina Carsetti, ma la procura ha respinto la richiesta, potrebbe infatti essere necessario effettuare ulteriori accessi.

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Queste in sintesi le novità nelle indagini sull’omicidio della casalinga 78enne originaria di Matelica uccisa strangolata il pomeriggio della vigilia di Natale nella villetta di via Pertini a Montecassiano, dove viveva con il marito 81enne Enrico Orazi e, da circa un anno, anche con la figlia Arianna Orazi, di 48 anni, e il nipote Enea Simonetti, di 20. Tutti e tre i familiari sono stati iscritti nel registro degli indagati dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Vincenzo Carusi che procedono per l’ipotesi di reato di omicidio in concorso, simulazione di reato e favoreggiamento.

E proprio nell’ambito delle indagini preliminari la procura aveva disposto mirati accertamenti su diversi reperti raccolti delegando i Ris di Roma. Ieri le operazioni sono iniziate alle 10 e si sono protratte fino alle 14, per i familiari erano presenti l’avvocato Valentina Romagnoli e la consulente di parte, la genetista Anna D’Ambrosio, docente di Applicazione forense all’Università La Sapienza di Roma.

Fondamentalmente quelle di ieri sono state operazioni preliminari: sono stati aperti i plichi contenenti gli oggetti da analizzare ed è stato repertato tutto il contenuto, nello specifico si tratta dei campioni di materiale biologico trovati sotto le unghie e prelevati alla vittima, carta sterile strofinata sul collo e sul viso di Rosina con l’eventuale Dna del suo aggressore, il maglione indossato dalla 78enne al momento dell’omicidio e poi i due cavi degli aspirapolvere Folletto con cui il rapinatore indicato dai familiari quale assassino della parente avrebbe legato Arianna e il padre Enrico, i due calzini messi in bocca a padre e figlia, un accendino usa e getta trovato sotto il corpo della vittima e le banconote trovate nella borsa di Arianna.

Per diversi di questi reperti i legali della difesa, Romagnoli e Andrea Netti, hanno sollevato eccezione di ammissibilità e di utilizzabilità su cui sarà chiamato a pronunciarsi il giudice nel corso del dibattimento. Prossimamente dovrà essere fissata un’altra data per iniziare le analisi di laboratorio. 

Intanto nei giorni scorsi la difesa aveva chiesto il dissequestro della villetta, «ma la procura ha respinto la richiesta – ha commentato l’avvocato Netti –, abbiamo 10 giorni per formulare opposizione al gip, ma non lo faremo. La procura ha motivato il rigetto con l’eventualità di ulteriori accessi da parte del Ris, rispettiamo questa scelta e aspetteremo la fine degli accertamenti del Ris sperando però di far rientrare presto i familiari nella loro abitazione».

Gli accertamenti del Reparto investigazioni scientifiche di Roma saranno importanti per cristallizzare eventuali tracce dell’aggressore di Rosina e stabilire se la versione fornita dai familiari, del ladro vestito di nero entrato in casa per rubare dopo aver saputo che in quell’abitazione c’era qualche migliaio di euro in contanti, sia vera oppure, come ritiene la procura, sia solo un tentativo di sviare le indagini simulando una situazione che in realtà non si sarebbe mai verificata.
 

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Corriere Adriatico