Dall’Ucraina per raggiungere la zia: la coraggiosa fuga di due fratelli di 17 e 12 anni

Dall’Ucraina per raggiungere la zia: la coraggiosa fuga di due fratelli di 17 e 12 anni
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MACERATA -  Ieri mattina sono stati portati in un maneggio di Civitanova e hanno ritrovato il sorriso. Ma ogni giorno Violetta e Artur seguono attentamente i vari notiziari per sapere cosa succede nel loro Paese. Sono ucraini, hanno rispettivamente 17 e 12 anni e sono ospitati a casa della zia Marina e del suo compagno a Civitanova, dove sono arrivati alle 3 di giovedì mattina dopo un lungo viaggio.

 

Da soli, hanno cambiato tre pullman prima di arrivare in Italia. Sono partiti dalla città di Ivano Frankivs’k, zona occidentale dell’Ucraina, anch’essa bombardata. Prima preso di mira l’aeroporto internazionale ma anche le case vicine, tra cui quella dove sono rimasti i genitori dei due fratelli. 


«Far arrivare qui i ragazzi da soli è stata una decisione difficile e dolorosa – racconta Marina – inizialmente sembrava che la situazione in quella zona fosse più tranquilla. Poi sono iniziati i bombardamenti che hanno colpito le case. Non era più sicuro per loro. I genitori sono rimasti lì, praticamente vivono in uno scantinato. Sono riusciti a nascondere un telefono, altrimenti sarebbe stato requisito dai soldati russi. Con quello si scrivono tenendosi in contatto con i figli. Mio zio e mio cugino sono senza acqua né cibo. Quel poco che avevano è stato preso dai soldati russi che entrano nelle case per sfamarsi e ripararsi».

I due ragazzi sono andati quindi con il primo mezzo a disposizione, un pulmino, insieme ad altri rifugiati. Poi hanno passato una notte al confine con la Romania, cercando di ripararsi dal freddo insieme a tante altre persone. «Artur, che ha un problema di salute, ha avuto qualche attacco. Ma gli altri sono riusciti ad aiutarlo. Tutti gli ucraini si aiutano in questa situazione. Ora stanno bene ma sono molto preoccupati per i genitori. Artur si sveglia prima di tutti e accende la tv per ascoltare le notizie. Io e il mio compagno cerchiamo di distrarli. Oggi li abbiamo portati a vedere i cavalli».

Marina ha un altro nipotino che è rimasto in Ucraina. «È piccolo, ha appena 5 anni. Si trova ora in un paese vicino al confine con la Romania insieme ad altri parenti. Volevano partire anche loro, poi però hanno deciso di rimanere ospitando rifugiati che arrivano dalle zone più colpite dai bombardamenti. Con loro ora abitano altre due famiglie con bambini piccoli. Partire non è facile. Ed è anche costoso perché c’è chi chiede soldi».

 

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Corriere Adriatico