Macerata, su start up innovativa l'interesse delle multinazionali

I tre maceratesi che hanno dato vita alla start up
MACERATA - Il futuro si trova in un piccolo laboratorio della periferia di Macerata. Qui la Design for Craft sviluppa quello che viene definito artigianato evoluto o...

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MACERATA - Il futuro si trova in un piccolo laboratorio della periferia di Macerata. Qui la Design for Craft sviluppa quello che viene definito artigianato evoluto o manifattura digitale. L'architetto Carlo De Mattia (44 anni) e i designer Emilio Antinori (32) e Vincenzo Franchino (30), tutti e tre maceratesi, esplorano le potenzialità delle stampanti 3D dando vita a idee, realizzando oggetti applicabili alle più disparate attività produttive e collaborando con le Università di Camerino e di Ancona. Non solo oggetti di plastica, ci sono anche quelli realizzati con materiali biologici biodegradabili come il caso di Mycelia (basato sui miceli dei funghi). 

Le potenzialità della stampa 3D nel mondo sono vastissime: dalla grande scala dell'edilizia alla dimensione microscopica in ambito chirurgico. Del resto la calzatura realizzata con la stampa 3D è già realtà. I tre maceratesi si sono accorti delle potenzialità della nuova tecnologia circa 3 anni e mezzo fa: acquistano una stampante 3D e cominciano a sperimentarne sia i possibili utilizzi, sia i materiali utilizzabili. Da quest'ultima attività arriva Stick Filament, un nuovo formato di alimentazione delle stampanti con cui la Design For Craft acquista visibilità internazionale ricevendo anche l'interesse di una multinazionale americana che ha poi verificato l'utilizzo di questi materiali nei propri processi produttivi.
Design for Craft, circa un anno fa, ha iniziato a mostrare a tutti le reali potenzialità delle macchine per il design e la produzione.

"Un giorno porto l'auto dal meccanico e mi dice che per sostituire un pezzo in plastica danneggiato dovrà sostituire un intero blocco, con ingenti costi" ricorda Carlo De Mattia. "Mi sono fatto consegnare il pezzo rotto, lo abbiamo scannerizzato e riprodotto con la stampante 3D. L'ho portato al meccanico e il guasto è stato riparato. L'auto funziona ancora e con un notevole risparmio. Pensiamo a quello che può accadere se invece di possedere un magazzino pieno di pezzi di ricambio, un'azienda riuscisse a produrre al momento l'oggetto richiestole. Quanti costi eliminerebbe? Quanti spazi recupererebbe?". Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico