Fiumi di eroina spacciati a Macerata, condannati i primi tre nigeriani. La maxi indagine era scattata dopo la morte di Pamela

Un'aula del tribunale
MACERATA - Fiumi di eroina a Macerata, nove anni e due mesi la condanna complessiva per tre nigeriani. Il procedimento è stato discusso ieri davanti al gup Domenico...

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MACERATA - Fiumi di eroina a Macerata, nove anni e due mesi la condanna complessiva per tre nigeriani. Il procedimento è stato discusso ieri davanti al gup Domenico Potetti. Si trattava dell’ultimo stralcio di un’indagine più ampia che aveva portato alla contestazione a vario titolo di plurime cessioni di eroina a carico di 18 imputati, tutti nigeriani. 

 
Gli episodi di spaccio erano avvenuti tra il 2017 e il 2020, ieri sono state discusse le posizioni di tre pusher: John Osaghae di 26 anni e Success Chikwendu, detto “King”, di 31 anni difesi entrambi dall’avvocato Nicola Piccinini e Friday Okocha di 26 anni, difeso dall’avvocato Luca Corbellini del foro di Asti. Tutti e tre avevano chiesto di discutere in abbreviato (con il conseguente sconto di pena previsto per il rito scelto) e il gup ha condannato Osaghae a cinque anni e quattro mesi di reclusione, Chikwendu (l’unico a cui è stato riconosciuto il quinto comma, ovvero lo spaccio di lieve entità, ndr.) a sei mesi in continuazione con una precedente condanna a un anno, e Okocha a tre anni e quattro mesi di reclusione. I legali a margine dell’udienza hanno anticipato la volontà di ricorrere in Appello una volta lette le motivazioni della sentenza.


Le indagini erano partite successivamente all’omicidio di Pamela Mastropietro avvenuto a gennaio 2018, quando le forze dell’ordine furono impegnate in diverse attività investigative per bloccare in particolare (ma non solo) il canale di approvvigionamento dell’eroina che nel capoluogo avveniva in maniera capillare attraverso pusher di origine per lo più africana. Dopo la stretta iniziale delle forze dell’ordine, gli spacciatori cercarono metodi nuovi per eludere i controlli: iniziarono a portare con sé una o al massimo due dosi per volta così da evitare l’arresto. Spesso le dosi venivano portate in bocca, pronte per essere ingoiate in caso di controlli improvvisi. Dei 18 individuati, per sette il procedimento è stato sospeso per irreperibilità, tre hanno definito ieri la posizione, uno in passato aveva patteggiato la pena, gli altri invece erano stati tutti rinviati a giudizio e per loro il processo inizierà a marzo del prossimo anno.

 

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Corriere Adriatico