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MACERATA - Sette anni fa il terremoto che ha devastato il territorio marchigiano e quello maceratese in particolare. Di recente l’ufficio speciale per la ricostruzione post sisma ha varato diverse ordinanze di particolare peso. Tra queste la demolizione e la ricostruzione degli otto edifici inagibili che si trovano in via Maffeo Pantaleoni che, una volta recuperati, permetteranno a 150 famiglie di tornare a casa.
Per il prossimo 29 agosto sono stati convocati i gestori dei servizi (Enel, gas, luce, telefonia tra gli altri) per concordare il percorso in vista dell’avvio delle demolizioni e la relativa messa in sicurezza delle reti. Il Comune ipotizzava di poter partire con le ruspe ai primi di settembre, in modo tale di avere un paio di settimane di tempo per le demolizioni più a rischio, prima dell’avvio delle scuole visto che di fronte ai palazzi in questione insiste la Fermi, una delle scuole più frequentate del capoluogo.
Sul fatto però che si riesca a partire ai primi di settembre ci sono forti dubbi: il Comune non ha rilasciato tutte le certificazioni tecniche necessarie e ci sono problemi di altro tipo come un appartamento pignorato e un inquilino che non sembra voler uscire di casa non avendo un altro alloggio a portata di mano.
«Prima con il commissario Giovanni Legnini - ricorda - e oggi con il suo successore, il senatore Guido Castelli che ringrazio per la grande spinta che ha voluto dare all’approvazione delle pratiche, stiamo vedendo un avanzamento decisivo anche nella ricostruzione privata». Uno sguardo al futuro: «Il nostro territorio deve diventare un modello di ricostruzione, ispirato ai principi della sicurezza e della sostenibilità. Molto si sta facendo, tra tante difficoltà, perché non possiamo dimenticare come siamo ancora nel pieno della guerra in Ucraina e l’aumento del costo dei materiali edili sembra non volersi fermare. Ma il ritorno alla normalità deve rimanere una priorità, i nostri borghi, ancora transennati, devono poter tornare a rivivere appieno. Alla ricostruzione fisica degli edifici e delle infrastrutture, si devono affiancare misure di sviluppo che vadano a sostenere le prospettive di vita e di lavoro dei giovani e delle famiglie, affinché anche chi in questi anni se n’è andato possa essere stimolato a tornare, mentre chi ha deciso di restare non veda vanificare il proprio impegno» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico