Tamponi a pagamento per poter tornare in aula. La replica dei genitori: «È una discriminazione». Organizzata una colletta con le maestre

Tamponi a pagamento per poter tornare in aula. La replica dei genitori: «È una discriminazione». Organizzata una colletta con le maestre
MACERATA  - Una colletta, fatta con il contributo delle maestre e ricorrendo al fondo cassa non usato per le attività scolastiche, per pagare il tampone molecolare ad...

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MACERATA  - Una colletta, fatta con il contributo delle maestre e ricorrendo al fondo cassa non usato per le attività scolastiche, per pagare il tampone molecolare ad alcuni alunni della primaria del quartiere Pace, «dopo che l’Asur - spiegano alcuni genitori - ha interrotto la gratuità del servizio». È l’azione intrapresa dalle famiglie di una classe delle elementari del comprensivo Fermi di Macerata per supportare chi è in difficoltà nel reperire i 60 euro necessari per il tampone molecolare che consente ai propri figli di tornare lunedì sui banchi di scuola, una volta interrotto al quattordicesimo giorno il periodo di quarantena

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La denuncia viene dalle stesse famiglie dei bambini che frequentano la classe quinta, le quali ricordano che fino a qualche tempo fa il tampone molecolare era gratuito e, invece, stavolta con una comunicazione last minute, «questo è stato negato e non tutte le famiglie, con la crisi economica dovuta al Covid, hanno 60 euro da spendere». «Avendo un’alunna positiva in classe, il 17 aprile abbiamo ricevuto una prima mail dall’Asur sulla quarantena – dice la rappresentante di classe della scuola elementare - dove si precisava che non c’era la garanzia di fare il tampone al 14esimo giorno; nell’eventualità però che la situazione pandemica non fosse peggiorata, l’Asur assicurava che lo avrebbe fatto. Passati i giorni, mercoledì è arrivata un’altra comunicazione dalla sanità pubblica dove ci si diceva che non era possibile fare i tamponi e quindi ogni genitore poteva decidere se far terminare al proprio figlio la quarantena di classe effettuando un tampone molecolare a sue spese». 

«Ciò che mi preme dire - prosegue la rappresentante - è che tutto ciò è discriminatorio, perché così, potranno rientrare solo quelli che possono permettersi di pagare 60 euro per un tampone molecolare. Non solo: la disparità di trattamento sta nel fatto che fino a qualche settimana per tutti gli alunni c’era la gratuità mentre adesso viene chiesto il pagamento dell’esame. Io credo che sia un’ingiustizia». Dei 21 componenti la classe lunedì ne dovrebbero rientrare circa 15, mentre per gli altri non sarà possibile essere a scuola perché non possono permettersi il costo del tampone molecolare. Di qui è scattata la gara di solidarietà per reperire i fondi da mettere a disposizione delle famiglie indigenti. 


Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex sindaco, ed attuale consigliere regionale del Pd, Romano Carancini. «La Regione Marche ha impiegato milioni di euro per l’acquisto dei tamponi rapidi per lo screening di massa, di fatto rivelatosi un fallimento, e oggi obbliga le famiglie a spendere i propri soldi per permettere ai nostri figli di rientrare a scuola – attacca Carancini -. Ma con quale visione politica si avalla una discriminazione di tale portata? Con quale inconcepibile coraggio l’Asur, pur a conoscenza da tempo di questa nuova prassi per il rientro nelle classi, giustifica l’improvviso cambio di passo comunicando formalmente ai genitori di non essersi organizzata? Eppure la scuola è un diritto di tutti. Chiediamo al presidente Acquaroli e all’assessore alla sanità Saltamartini che questa imbarazzante vicenda venga immediatamente risolta». 

 

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Corriere Adriatico