Reddito di civiltà: graduatoria pronta. Venti i beneficiari. Monteverde all'attacco: «Non è una misura di contrasto alla povertà»

Il Comune di Macerata
MACERATA - Firmata l’altroieri dal dirigente comunale Simone Ciattaglia la determina di approvazione della graduatoria per l’accesso al reddito di civiltà....

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MACERATA - Firmata l’altroieri dal dirigente comunale Simone Ciattaglia la determina di approvazione della graduatoria per l’accesso al reddito di civiltà. Ventidue sono state le domande presentate, due escluse perché prodotte in ritardo. Dunque venti potenziali beneficiari della misura, adottata dall’Amministrazione comunale, sostenuta dalla vicesindaca Francesca D’Alessando e destinata ai nuclei familiari in condizione di disagio sociale. La misura, a carico delle finanze comunali, prevede l’erogazione di un contributo ai destinatari purché si impegnino a svolgere delle attività formative socialmente utili. 

La giunta comunale aveva destinato al reddito di civiltà fondi per circa 60mila euro, a fronte di un impegno per 18 ore settimanali di attività per un periodo di 6 mesi. Nel presentare l’iniziativa l’assessora D’Alessandro aveva osservato: «Non si tratta, quindi, di una misura assistenzialistica ma di un sostegno fattivo nel percorso di reinserimento lavorativo». Propositi ambiziosi. L’amministrazione comunale aveva anche specificato, nell’approvare la delibera, che «i progetti relativi al “Reddito di Civiltà” non costituiscono rapporto di lavoro, ma sono percorsi di inserimento/reinserimento lavorativo finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia e alla riabilitazione delle persone prese in carico dai Servizi sociali del Comune di Macerata. Tutte le spese relative all’assicurazione saranno garantite dal Comune di Macerata mentre al lavoratore, il Comune erogherà un contributo mensile pari a 400 euro. Una volta effettuato il match tra azienda e beneficiario il Comune provvederà a stipulare un’apposita convenzione che disciplinerà il rapporto assicurativo tra Ente e azienda senza oneri a carico della ditta ospitante». 

Non è ancora noto il quadro degli ospitanti, di quanti cioè si sono dichiarati disponibili a far accedere i destinatari del contributo nelle proprie aziende. Dunque venti domande per il reddito di civiltà proposto dal Comune. Tante, poche? Ad occhio non sembra una cifra consistente, ma sarà interessante conoscere il pensiero dell’amministrazione a riguardo quando appunto riterrà di ufficializzare il quadro emerso dalla graduatoria. Il primo commento arriva dalla consigliera comunale di Macerata Bene Comune Stefania Monteverde «Solo 22 domande in tutta Macerata per il cosiddetto Reddito di civiltà progettato dall’amministrazione Parcaroli. Da una parte solleva pensare che a Macerata non ce ne sia bisogno. Dall’altra però ci crediamo poco, perché la crisi dei redditi delle famiglie e l’impoverimento generale li vediamo bene. Lo ha anche denunciato il 21esimo Rapporto Caritas su povertà e esclusione sociale, presentato poche settimane fa, che ha evidenziato un drammatico impoverimento delle Marche con un aumento della povertà assoluta pari all’11% , un punto sopra la media nazionale». 

«In realtà - prosegue Monteverde - si dimostra che il tanto pomposamente chiamato Reddito di civiltà non è una misura di contrasto alla povertà crescente. Primo perché premia chi ha residenza a Macerata da 5 anni, quasi una “patente di maceratesità” che sembra prevalere sul bisogno reale delle persone e di una società molto più articolata. E poi perché 400 euro mensili per 18 ore di lavoro alla settimana per 6 mesi non può dirsi “reddito” e tanto meno “di civiltà”. L’assessora D’Alessandro ci tiene a dire che non si offre lavoro, ma si offre un “percorso inserimento lavorativo finalizzati all’inclusione sociale”. Allora, con più correttezza non parli più di reddito, e chiami la misura con il suo nome, contrasto al disagio sociale con rimborso spese per il trasporto e i pasti. Anche perché il partito della vicesindaco, Fratelli d’Italia, ha smantellato il reddito di cittadinanza, e la conseguenza sarà che dal 1 gennaio 2024 aumenteranno i bisogni delle persone che lo perderanno. Sono necessarie e urgenti politiche anticrisi più efficaci, capaci di dare risposte ai bisogni reali e meno propaganda».

 

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Corriere Adriatico