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MACERATA «Io preferisco rendermi conto sul posto della situazione». Dalla risposta alla domanda su come le fosse stata presentata la provincia maceratese emerge subito il carattere pragmatico del nuovo prefetto di Macerata che ieri si è insediata nel capoluogo di provincia. Dopo due anni e mezzo alla guida della questura di Bologna e prima ancora delle questure di Padova, Potenza, Trieste e Reggio Emilia, Isabella Fusiello ieri mattina ha incontrato i giornalisti.
Dieci minuti per presentarsi, meno di una decina per le interviste di rito ed è tornata alla propria attività che sarà inframmezzata nei prossimi giorni dagli incontri con i rappresentanti delle istituzioni locali e provinciali. Volendo sintetizzare in tre parole i capisaldi del neo prefetto potremmo usare: «ascolto» (da leggere anche come «confronto»), «collaborazione» e «responsabilità».
Ascolto
Ascolto perché il prefetto lo ha detto subito: «Sarò a disposizione delle istituzioni in città e in provincia e dei cittadini. Ho sempre voluto idealmente la porta aperta e il messaggio è lo stesso anche adesso con questa nuova mia funzione». Arrivata a Macerata il giorno prima, Fusiello ha spiegato di non conoscere questa realtà, ma «appena ho sistemato le mie cose – ha spiegato - ho fatto un giro in città ed è veramente carina, pulita e ben tenuta. In generale questa è una regione molto operosa e ricca di industrie di rilievo internazionale».
Le soluzioni
Naturalmente al suo arrivo le sono state presentate le problematiche più importanti della provincia. «Insieme alle altre istituzioni – ha spiegato – cercheremo di trovare delle soluzioni.
I giardini
Stringendo il campo su Macerata e sui giardini Diaz, da anni luogo in cui le forze dell’ordine combattono una costante lotta allo spaccio per restituire il polmone verde della città ai suoi abitanti, il prefetto Fusiello, forte anche dell’esperienza alla guida di numerose questure, è andata subito al cuore del problema: «Dovrò sentire le forze dell’ordine e saranno eventualmente intensificati i servizi. Per il piccolo spaccio non c’è uno strumento tale da poterlo contrastare definitivamente, è un reato che purtroppo non consente la custodia cautelare», ha dichiarato sottolineando che: «L’unico modo per attenuare la percezione di insicurezza del cittadino è il presidio delle forze di polizia che è fondamentale, ma una città militarizzata non è una bella cosa. Io ho sempre richiesto un contributo dei cittadini (di qui il senso di responsabilità), non tutto dev’essere demandato alle forze dell’ordine, non possiamo metterli dappertutto. È necessario che gli spazi pubblici siano frequentati con eventi e altre iniziative da persone perbene che è esso stesso un presidio. Se noi quegli spazi li lasciamo alla mercé di tutti è chiaro che poi vengono occupati da chi svolge attività illecite».
Movida molesta
Ultimo tema affrontato la movida molesta: «Laddove c’è un’università c’è una ricchezza che non è solo quella economica. I giovani amano vivere la città e il territorio e spesso le due esigenze tra chi vuole una maggiore tranquillità e chi invece vuole vivere da giovane si contrappongono, ma poi bisognerebbe trovare il giusto equilibrio. È chiaro che chi ha una casa in centro e la mattina deve svegliarsi alle 6 necessita di riposare e i giovani è giusto che debbano vivere la realtà nella quale studiano e vivono da universitari. Bisogna sempre cercare di trovare il giusto equilibrio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico