Macerata, dietrofront della Regione sui Mapre: «Allevatori, niente sfratto. Decisione di buonsenso»

Macerata, rientra la decisione sui Mapre: «Allevatori, niente sfratto. Una decisione di buonsenso»
MACERATA L’apertura della Regione Marche sui Mapre è l’ottima notizia con la quale si è aperto ieri mattina l’incontro tra allevatori organizzato...

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MACERATA L’apertura della Regione Marche sui Mapre è l’ottima notizia con la quale si è aperto ieri mattina l’incontro tra allevatori organizzato da Coldiretti Macerata. «Una decisione di buonsenso – dicono da Coldiretti Marche – le rassicurazioni di Regione e struttura commissariale arrivano a colmare una comunicazione lapidaria degli uffici che aveva messo molta apprensione agli allevatori. Come chiedevamo sarà valutato caso per caso e l’obiettivo è quello di mantenere le strutture». 

La gara

Lo stesso commissario alla ricostruzione, Guido Castelli, spiega che «si sta lavorando per una nuova gara che consentirà per il secondo semestre del 2024 e anche oltre, di lasciare dove si trovano queste strutture». Un fuori programma positivo (l’assemblea era organizzata da giorni) per un settore che «nonostante le difficoltà oggettive date dagli anni di pandemia, di guerra, dall’aumento dei costi dell’energia ha prospettive positive». Non una provocazione ma il ragionamento scaturito dagli interventi e dai dati Ismea illustrati dal direttore di Coldiretti Macerata, Giordano Nasini, nel corso dell’incontro organizzato in collaborazione con l’associazione Allevatori dell’Umbria e delle Marche e la Provincia di Macerata per un confronto sulle opportunità e le criticità del settore. Negli ultimi cinque anni il numero degli allevamenti si è dimezzato (-50% nelle Marche, -57% nella provincia di Macerata). Se guardiamo ai soli bovini parliamo di un -37% marchigiano e un -39% maceratese. Eppure le consistenze, anche se in calo, hanno avuto nello stesso periodo un trend migliore. «Questo significa – spiega Nasini - che sta cambiando il tessuto economico con un minor numero di aziende ma più strutturate, di dimensioni maggiori rispetto al passato. Guardando questo, pur considerando anche i minori consumi di carne rossa, le prospettive sono positive». La pensa così anche Stefano Pignani, direttore di Anabic, l’associazione nazionale Allevatori Bovini Italiani, che indica nella valorizzazione e nella promozione della carne la strada da seguire. «Il consumo di carne bovina in Italia è di 16 chili pro capite – ha detto – e di questo dato la carne marchigiana rappresenta appena 50 grammi. Eppure questa razza, come anche la chianina, è un emblema di italianità: in un mondo dove il turismo è dominante, raccontare la nostra carne può fare la differenza».

L’attenzione

Da parte sua Coldiretti continua ad avere attenzione al settore. Promuovendo l’avvio dell’associazione Allevatori Marche Umbria è riuscita a ripristinare l’assistenza tecnica zootecnica. Sul fronte politico ha spinto e ottenuto in questi anni numerose misure di sostegno per la zootecnia. In questi anni sono arrivati 1,35 milioni di euro per i mattatoi marchigiani e contributi per l’acquisto di riproduttori per la Razza Marchigiana.

 

 

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Corriere Adriatico