Macerata, «Abiti consoni per chiese e cimiteri». Scoppia il caso sul nuovo regolamento: «È incostituzionale»

Macerata, «Abiti consoni per chiese e cimiteri». Scoppia il caso sul nuovo regolamento: «È incostituzionale»
MACERATA  - «È vietato visitare i luoghi destinati al culto o alla memoria dei defunti indossando indumenti o compiendo atti o assumendo comportamenti che...

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MACERATA  - «È vietato visitare i luoghi destinati al culto o alla memoria dei defunti indossando indumenti o compiendo atti o assumendo comportamenti che non siano consoni alla dignità dei luoghi». È un comma dell’articolo 32 del Regolamento sulla sicurezza del Comune di Macerata - votato dalla maggioranza - ad accendere il dibattito politico e a scatenare le critiche dei gruppi di opposizione. Era stata già la consigliera Stefania Monteverde a criticarlo, definendola come «una norma che sembra scritta a Teheran, in uno Stato etico». Poi è arrivata anche la posizione dei consiglieri del Movimento 5 Stelle.

 

La posizione

«Siamo stati costretti a votare contro il Regolamento sulla sicurezza - dicono Roberto Cherubini e Roberto Spedaletti - per due ragioni che si è cercato di esporre dettagliatamente in un Consiglio che si è protratto fino a tardi per discutere gli emendamenti (10 in totale) presentati dal gruppo consigliare, con il solo intento di aggiustare taluni strafalcioni». Dopo aver evidenziato la «mancanza di condivisione del testo con i consiglieri» e criticato il processo che ha portato alla redazione di questo Regolamento «dal quale è stata esclusa gran parte dei consiglieri comunali e addirittura la competente Commissione Affari istituzionali» presieduta proprio da Cherubini, i grillini hanno puntato il dito contro l’articolo 32: «Garantendo la Costituzione la massima libertà per ognuno - dicono -, purché non si violi la libertà altrui, non è possibile in alcun modo “soggettivizzare” la conformità degli indumenti che si indossano in un luogo di culto, in quanto ognuno è liberissimo di indossare ciò che vuole. Questo articolo attribuisce una “soggettività” nella valutazione, che la Costituzione rigetta. Tanto per fare un esempio: con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento, un vigile urbano cattolico potrebbe reputare che indossare il burka violi la dignità di un luogo. Così come lo stesso vigile, se fosse musulmano, potrebbe reputare che la presenza di una persona che abbia volto e gambe scoperte, violi la dignità di un luogo. Facciamo ancora un esempio: se per onorare un defunto a Macerata un gruppo di africani canta, perché nella loro religione è usanza farlo, nessuno può vietarlo. Le leggi già esistenti perseguono tutti coloro che in qualsiasi luogo cagionino danno ad altri, per cui è assolutamente inutile aggiungere altre norme. Vogliamo pensare e ci auguriamo che si siano state usate parole errate per voler sancire qualcos’altro, perché viceversa sarebbe molto grave aver voluto sanzionare quelle persone che “non si comportino in modo consono alla dignità dei luoghi” senza aver tenuto in conto che ogni individuo ha la propria idea su cosa sia o no consono».

La replica

La replica, con tanto di affondo, arriva dall’assessore alla sicurezza Paolo Renna: «La minoranza che critica è la stessa che ha approvato il medesimo Regolamento a Firenze. Ma come mai si vedono i fascisti solo a Macerata?». Poi entra nel merito del documento: «Lo abbiamo lavorato prendendo spunto da tanti Comuni d'Italia e poi modificato in base alle nostre peculiarità. Ma la cosa vergognosa è che gli stessi che ci attaccano sono coloro che in 25 anni di governo non hanno avuto tempo di aggiornare un Regolamento datato 1926. Cambiato l'articolo che dà poteri specifici al sindaco era un dovere aggiornare il Regolamento, altrimenti avremmo avuto un sindaco zoppo. Questo è anticostituzionale. Macerata si è dotata di uno strumento normativo come previsto dalla Costituzione al passo con i tempi».

 

 

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Corriere Adriatico