MACERATA - Per lo sviluppo del territorio e il suo rilancio occorre risolvere un problema il prima possibile: la ricostruzione delle scuole che sono state danneggiate dal sisma...
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Nei giorni scorsi, convocato il Cal nella sede provinciale, il presidente Antonio Pettinari e i sindaci dei 55 Comuni della provincia hanno espresso il loro parere negativo all’Ufficio Scolastico Regionale che chiede l’accorpamento degli istituti sottodimensionati che si trovano in particolare nell’entroterra e hanno denunciato la grave situazione in cui versano i servizi scolastici. Per la crescita di un territorio si deve poter contare su una rete scolastica adeguata ai fabbisogni delle comunità e alle concrete potenzialità di sviluppo socio economico.
Per questo motivo il presidente Pettinari, condivisa la questione con il consiglio provinciale che, tutto unito, ha reputato di dover rimarcare la necessità che le azioni delle comunità locali vengano maggiormente considerate nella complessa problematica della ricostruzione, ha deciso di rivolgersi direttamente al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.
Dalla Provincia di Macerata è così stata inviata una lettera che sottolinea la preoccupazione e lo sconforto degli amministratori locali per una delle disposizioni contenute nel decreto sisma che rimette in discussione quanto fatto fino ad oggi sul piano della pianificazione, determinando il blocco delle fasi di studio, la progettazione, l’affidamento e la realizzazione. Nello specifico, Governo e Parlamento vengono invitati ad eliminare in sede di conversione la seguente disposizione: “Detti edifici, se ubicati nei centri storici, sono ripristinati o ricostruiti nel medesimo sito, salvo che per ragioni oggettive la ricostruzione in situ non sia possibile. In ogni caso, la destinazione urbanistica delle aree a ciò destinate non può essere mutata”.
«Il territorio ha bisogno di misure di semplificazione e accelerazione - afferma Pettinari - per ripristinare urgentemente il patrimonio scolastico e con esso la prospettiva di rinascita dei territori e delle comunità gravemente provate dai drammatici eventi sismici. Tale intervento legislativo, tanto generico quanto intempestivo, porta a sacrificare le soluzioni più idonee sotto il profilo funzionale ed economico. Oltretutto, la ricostruzione in situ comporta la necessità di reperire sistemazioni provvisorie per i complessi scolastici, con impiego di ulteriori risorse economiche che non risolvono la questione e con ulteriori disagi per la popolazione studentesca». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico