MACERATA - «Macellaio», poi insulti e contumelie nei confronti di Innocent Oseghale. Nel carcere di Marino del Tronto dove è rinchiuso il ventinovenne nigeriano...
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La sua posizione è la più critica. Pamela, infatti, è stata uccisa e sezionata nell'appartamento in via Spalato 124 dove lui viveva in affitto. È suo uno dei tre Dna trovati sui resti della diciottenne e i carabinieri dei Ris hanno trovato le sue impronte sulle tracce di sangue rinvenute all'interno nell'abitazione. Chi condivide con lui la cella non lo crede capace di sezionare un corpo, sarebbe talmente debole da non riuscire ad aprire i vasetti con le mani e dovrebbe aiutarsi con i denti, ma a incastrarlo sulla scena del delitto sono le tracce lasciate e i tabulati telefonici. Anche ai detenuti che sono in cella con lui il ventinovenne nigeriano avrebbe sempre ripetuto di non aver ucciso Pamela e di non aver partecipato al sezionamento del suo corpo. Una versione, questa, che non è mai stata creduta dagli inquirenti. Ma ormai l'inchiesta è alle ultime battute. Dopo il deposito della perizia finale effettuata dal pool di medici legali guidato da Mariano Cingolani insieme al tossicologo Rino Froldi, la Procura attende che vengano svolti gli ultimi accertamenti da parte dei Ris e che venga depositata la relazione finale del Reparto investigazioni scientifiche di Roma. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico