Il killer in taxi con i trolley dell'orrore Lui: «Innocente». I testimoni lo inchiodano

MACERATA - «Non sono stato io», e accusa altre persone. Ma per gli inquirenti sarebbero solo tentativi per scaricare responsabilità che pesano come macigni. A...

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MACERATA - «Non sono stato io», e accusa altre persone. Ma per gli inquirenti sarebbero solo tentativi per scaricare responsabilità che pesano come macigni. A incastrarlo, due testimonianze e le spycam. Nella tarda mattinata di ieri Innocent Oseghale, il nigeriano di 29 anni sottoposto a fermo per l’assassinio della diciottenne romana, Pamela Mastropietro, è stato interrogato in caserma dal Pm Stefania Ciccioli in presenza dell’avvocato Monia Fabiani. Il nigeriano, apparso agli inquirenti poco lucido, è indagato per omicidio e occultamento di cadavere. 

Oseghale non ha spiegato è come si trovavano nella sua abitazione i vestiti macchiati di sangue di Pamela. E non solo quelli. Ieri i Ris sono tornati nell’appartamento mansardato all’ultimo piano della palazzina al civico 124 di via Spalato per effettuare rilievi più approfonditi utilizzando anche il luminol. Secondo i carabinieri, infatti, Oseghale avrebbe dilaniato il corpo della giovane lì dentro tra ora di pranzo e tardo pomeriggio di martedì, con un’arma - che al momento non è stata ancora trovata (forse un’accetta o una sega) - facendolo a pezzi.

 

Un macabro smembramento andato avanti per diverse ore in cui l’uomo avrebbe tagliato il corpo di Pamela in circa 15 pezzi (braccia e gambe tagliate in più parti, così la testa e i seni per poi staccare la pelle da alcune parti del corpo) prima di lavare tutto, mettere i resti della diciottenne in due valigie (di cui una era della vittima) e abbandonarle a Casette Verdini di Pollenza. Nessuno dei vicini avrebbe sentito niente (ciò lascia escludere l’utilizzo di strumenti elettrici). 
In 12 ore i carabinieri del Reparto operativo avrebbero ricostruito quanto accaduto nelle 48 ore precedenti. Pamela, che da ottobre scorso era ospite della Pars di Corridonia, si è allontanata dalla comunità con il suo trolley senza documenti e senza cellulare, lunedì scorso. Un cinquantenne di Mogliano le avrebbe dato un passaggio fino alla stazione di Piediripa e da lì, l’ipotesi è che abbia raggiunto in autostop la stazione di Macerata dove potrebbe aver passato la notte. Il mattino seguente si sarebbe fatta accompagnare da un tassista peruviano ai giardini Diaz e lì avrebbe incontrato il nigeriano con cui avrebbe poi raggiunto via Spalato. Alle 11 le telecamere della farmacia la inquadrano mentre parla con un giovane di colore. In farmacia la ragazza avrebbe acquistato una siringa e da lì sarebbe sparita nel vuoto. Per gli inquirenti sarebbe andata a casa di Oseghale, pochi metri più giù. Un’ipotesi è che la giovane abbia fatto uso di droghe (dose forse ceduta dallo stesso nigeriano), sia andata in overdose e il 29enne, colto dal panico e forse anche lui sotto l’effetto di stupefacenti abbia smembrato il corpo per poi disfarsene. Bisognerà ora attendere i risultati degli esami tossicologici, così come solo dall’analisi del tampone vaginale si potrà sapere se la giovane sia stata violentata o meno, al momento dall’autopsia non sarebbero però emersi segni evidenti di violenza sessuale.

A casa di Oseghale i carabinieri hanno trovato 70 grammi di hashish, ma non di eroina. Secondo una versione i due si sarebbero fatti di crack, oppure avrebbero mischiato più droghe con farmaci e alcol. I vestiti della giovane macchiati di sangue erano tutti ammucchiati in un angolo della sala, mentre tracce di sangue sono state trovate in balcone; non è escluso che con il luminol i Ris possano trovare tracce altrove. Due testimonianze sono state importanti, quella del tassista peruviano che dopo averla trasportata ai Giardini Diaz l’ha riconosciuta davanti alla farmacia e quella di un tassista abusivo del Camerun che ha riferito ai carabinieri di aver accompagnato la sera di martedì il nigeriano con i due trolley a Casette Verdini nel luogo in cui i trolley sono stati ritrovati l'indomani ma senza sapere cosa contenessero le valigie. Quando ha saputo dell'accaduto si è rivolto immediatamente alle forze dell'ordine. Ieri pomeriggio Oseghale è stato portato in carcere a Montacuto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico