MACERATA - «Dite al sindaco che se non la smette i suoi figli faranno la fine di Pamela». Una telefonata terribile, brevissima fatta in un istituto scolastico di...
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Il sindaco è stato immediatamente avvisato e la segnalazione è stata inoltrata alle forze dell’ordine. Del fatto sono stati interessati l’allora questore Vincenzo Vuono, che ha dato l’incarico alla Digos di individuare l’autore della pesante minaccia, e il procuratore capo Giovanni Giorgio. Con indagini lampo gli agenti sono riusciti a dare un’identità all’autore nel giro di pochi giorni. Ma quei giorni, per il sindaco Carancini, sono stati terribili, attaccato nella vita privata e in quella pubblica. La sfera privata violata e colpita negli affetti più cari, con l’incubo che il folle potesse dar seguito alla macabra minaccia, quella pubblica vissuta con il peso opprimente di un clima di odio che aveva pervaso la città. Erano i giorni in cui Macerata era ancora sotto choc per la notizia della brutalità con cui il fragile corpo di una ragazzina appena maggiorenne era stato straziato e per il panico generato tre giorni dopo da Luca Traini che aveva sparato per le strade di Macerata rischiando di uccidere nella sua follia razzista chiunque si fosse trovato sulla sua traiettoria o in quella di un proiettile impazzito rimbalzato chissà dove. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico