OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MACERATA - Fa aprire un conto cointestato alla figlia della compagna poi quando si interrompe la coabitazione, si riprende metà dei soldi, imprenditore accusato di truffa aggravata. La difesa respinge gli addebiti: «Non c’è stata alcuna truffa, lui si comportava come un padre, è stato mandato via e si è ripreso la sua parte di soldi». Ieri il gup Domenico Potetti – pm Enrico Barbieri – ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti di un imprenditore 60enne dell’entroterra.
Secondo l’accusa avrebbe indotto la figlia della compagna (morta nel 2017), una volta diventata maggiorenne, ad aprire un conto corrente cointestato per gestire in modo più semplice la casa e le esigenze familiari.
Due mesi dopo, cessata la coabitazione, l’imprenditore prelevò la metà delle somme giacenti pari a 172.000 euro quando, per l’accusa, avrebbe avuto diritto solo a 25.000. Ieri la giovane si è costituita parte civile con l’avvocato Luciano Mancinelli – sostituito dal collega Massimiliano Cingolani -. Diversa la versione della difesa, sostenuta dagli avvocati Paolo Sfrappini e Ilaria Gamberini, secondo cui l’imprenditore aveva agito da padre.
«Non si tratta di una truffa – ha commentato Sfrappini –, il mio cliente ha solo pensato a fare il padre, ha provveduto lui alle spese quotidiane e di manutenzione della casa, le aveva anche comprato un’auto. Che truffa sarebbe stata aprire un conto cointestato nel 2018 e riprendersi la sua parte nel 2019? Se avesse voluto, i soldi li avrebbe presi subito, non dopo un anno quando era stato mandato via. Tra l’altro aveva acceso una polizza che prevedeva che in caso di morte la beneficiaria sarebbe stata la ragazza. Il mio cliente non ha commesso alcuna truffa e lo dimostreremo in dibattimento».
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico