Macerata, le battaglie di "Giando" dal rugby al dramma della malattia

Giandomenico Salvatori
MACERATA - “Giando” è un nome di lotta. Nei campi da rugby, dove al massimo il grido di un nome può durare un istante, Giandomenico è diventato...

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MACERATA - “Giando” è un nome di lotta. Nei campi da rugby, dove al massimo il grido di un nome può durare un istante, Giandomenico è diventato “Giando”, un nome di battaglia fuori e dentro dal campo. Ma la sua battaglia più importante, quella personale, l’ha vinta più di una volta e oggi è un esempio di forza, determinazione e altruismo per tanti ragazzi.

Giandomenico Salvatori ha 31 anni ed è di Macerata. Lavora nell’azienda di famiglia e da 11 anni gioca a rugby. Una vita trascorsa come quella di tanti suoi coetanei fino alla drammatica notizia della devastante malattia che aveva colpito sua cugina. 
A Lucia avevano riscontrato il linfoma di Hodgkin. «Il più bastardo, io lo chiamo così - aggiunge Giando -. Sembrava guarita, ma dopo qualche anno ha avuto una ricaduta. Sono diventato donatore il 13 agosto del 2015, mia cugina aveva bisogno di un trapianto di midollo osseo. Non ero preoccupato, teso sì perché non sapevo come sarebbe stato l’intervento». Giandomenico ha vinto le sue paure; purtroppo però dopo 11 mesi gli occhi di Lucia si sono spenti per sempre.  
Dopo quel dono, per Giando è iniziata la sua personale battaglia. Si è ammalato ed è stato lui ad aver bisogno. L’aiuto lo ha trovato nel personale del reparto Medicina dell’ospedale di Macerata, glielo hanno dato i nuovi compagni che lo hanno sostenuto e aiutato ad alzarsi.  Tra ottobre 2016 e aprile 2017 è tornato in campo come aiutante allenatore. Lo scorso luglio, a un anno esatto dalla morte della cugina, Giando si è presentato a un banchetto dell’Admo per donare ancora, gli hanno risposto che era di nuovo nella lista.  «Tutto è ricominciato solo quel giorno», dice. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico