Muri del centro imbrattati dalle scritte La lotta fai da te della farmacista

La farmacista Filipponi
MACERATA - Spazzola alla mano, pennello e secchio, la dottoressa Alessia Filipponi, titolare della Farmacia in via Garibaldi, fa l’operaia per un giorno. A costringerla a...

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MACERATA - Spazzola alla mano, pennello e secchio, la dottoressa Alessia Filipponi, titolare della Farmacia in via Garibaldi, fa l’operaia per un giorno. A costringerla a questo momentaneo cambio di ruolo è una scritta sul muro accanto alla porta della sua farmacia. Da mesi le lettere nere di una fastidiosa parolaccia campeggiavano, a caratteri cubitali, sulla parete della centralissima via. La pioggia era riuscita a sbiadirla, ma la frase, a dileggio dei passanti, era ancora ben visibile. Almeno fino all'altro giorno, quando l’intervento spontaneo di Filipponi ha riportato il decoro.

«Lasciare una scritta del genere dà un enso di sciatteria a tutto il corso» afferma la farmacista, che ha tolto il camice per rimboccarsi, letteralmente, le maniche. Un atto di profondo senso civico, a sue spese. «Sono andata in ferramenta a comprare un prodotto che togliesse la vernice nera della bomboletta spray, e ora sono qui a lavarmi il muro da sola», aggiunge mentre con la spazzola gratta via la pittura, incrostata sui mattoni dello storico palazzo. Tanti i conoscenti e i passanti che si fermano a salutarla, a sostenerla, a spronarla, a commentare. A chi le dice ironicamente: questi ragazzi si devono sfogare, lei risponde col sorriso: «Si sfogassero a casa loro». «Prenderei chi l’ha fatto e lo farei pulire a lui. Imparerebbe qualcosa».

L’incuria e i gesti di inciviltà che chi abita o ha un’attività in centro è costretto a subire sono però all’ordine del giorno. «Nella piazzetta qui a fianco (emiciclo Torri, ndr), ci trovi qualsiasi tipo di sporcizia, specialmente il venerdì mattina», denuncia Filipponi. «Una volta hanno tirato una bottiglia contro la porta della farmacia, che si è scheggiata. Ed è fatta di vetro antisfondamento», dichiara. «Un’altra volta ancora hanno lanciato delle uova contro la vetrina. E a nulla sono valse le telecamere, perché quelli portavano il cappuccio». Gesti vandalici privi di senso, che Filipponi vorrebbe fossero arginati: «Vada per l’installazione di telecamere. Ma preferirei anche un maggior controllo sul campo da parte delle forse dell’ordine, soprattutto di notte». A dare una mano ad Alessia Filipponi Emmanuel, un ragazzo di origini africane che ha voluto rendersi utile. «È stato davvero gentile», afferma Filipponi, «si è proposto lui di aiutarmi». Ora la speranza è che il gesto della farmacista maceratese che si è armata di spazzola per pulire il muro diventi virale e altre persone seguano il suo esempio.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico