Estorsioni, stavolta Schiavi ​tira in ballo un senatore

Estorsioni, stavolta Schiavi ​tira in ballo un senatore
MACERATA - Una nota attrice “era potenzialmente a disposizione per far entrare la cocaina nel mondo dello spettacolo”. Ma ci sarebbe stato “anche un senatore” vicino...

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MACERATA - Una nota attrice “era potenzialmente a disposizione per far entrare la cocaina nel mondo dello spettacolo”. Ma ci sarebbe stato “anche un senatore” vicino all’organizzazione criminale. Lo ha detto ieri in aula Marco Schiavi, collaboratore di giustizia, figlio di Gianfranco conosciuto da tutti col soprannome de “il Mastino”. Entrambi hanno un ergastolo da scontare per la strage di Sambucheto e ieri il figlio è stato sentito in aula in Tribunale a Macerata nel corso del processo sul presunto maxi giro di estorsioni, droga e armi lungo la costa marchigiana che, secondo la Procura, ha alla base un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Nel controesame Marco Schiavi ha parlato di un noto personaggio del mondo dello spettacolo che sarebbe stata “a disposizione” della banda per fare da tramite nello spaccio di cocaina ad attori e ad altri appartenenti al mondo dorato dello spettacolo. Non solo. Nel corso dell’udienza - entrata nel vivo verso le 10.30 e proseguita fino a circa le 17.45 - Schiavi avrebbe parlato anche di un manoscritto, o meglio, di un documento di suo pugno scritto subito dopo avere iniziato a collaborare con la giustizia in cui avrebbe fatto riferimento a un senatore che, a suo dire, sarebbe stato vicino all’organizzazione. Schiavi non ha detto il nome. I due pubblici ministeri si sono opposti e il presidente del collegio ha ritenuto che non fosse pertinente ai capi d’imputazione. Il documento è stato prodotto al collegio ma il nome del politico non è emerso. In quasi sette ore di interrogatorio Schiavi ha riferito su più circostanze, a volte in modo contraddittorio a volte in modo generico. Ha nuovamente ripercorso la vita dell’associazione di stampo mafioso a iniziare dalla fusione tra il gruppo civitanovese e uno dell’Ascolano. L’incontro in cui si sarebbe iniziato a stringere il sodalizio criminoso sarebbe avvenuto a San Benedetto in un bar. Schiavi ha anche riferito che negli anni in questione - il 2009 - “l’esuberanza di Salvatore Perricciolo aveva decretato la sua morte”. Il pentito ha riferito in aula che Perricciolo era diventato troppo “esuberante” all'interno dell’associazione e per questo motivo era stato deciso che sarebbe morto. Sarebbe stata decretata anche la morte di un altro degli imputati nel processo, Alessandro Petrolati, ma l’arresto di Schiavi nel 2009 avrebbe impedito gli omicidi. Il figlio del Mastino avrebbe poi riferito di un incontro avvenuto in Calabria a Capo Rizzuto, con una famiglia di boss siciliani. Al termine del controesame l’udienza è stata rinviata al primo dicembre quando altri quattro avvocati tra cui i legali Donato Attanasio e Gianluca Gattari potranno controinterrogare Schiavi.




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