Botte e minacce alla mamma, un giovane maceratese condannato a un anno e quattro mesi

Il tribunale
MACERATA - Botte e minacce alla mamma dopo aver fumato marijuana o dopo aver abusato di alcolici. Condannato un 26enne di Macerata per maltrattamenti in famiglia e...

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MACERATA - Botte e minacce alla mamma dopo aver fumato marijuana o dopo aver abusato di alcolici. Condannato un 26enne di Macerata per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, il legale: «Condotte sporadiche, manca l’abitualità». La vicenda è stata rievocata ieri mattina dinanzi al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata, Domenico Potetti, e al pubblico ministero Enrico Barbieri nel corso della discussione del procedimento a carico del giovane. 

 
L’imputato, difeso dall’avvocato Domenico Biasco, aveva chiesto di procedere con rito abbreviato (che in caso di condanna consente di ottenere uno sconto di pena, ndr), il pubblico ministero ha ripercorso le contestazioni mosse al 26enne che riguardano condotte avvenute tra il 2017 e febbraio del 2020. In particolare secondo l’accusa il giovane in quei tre anni avrebbe più volte sottoposto la madre, a sua volta affetta da dipendenza alcolica, a violenze fisiche e psicologiche, dopo aver bevuto o fumato marijuana l’avrebbe aggredita con spintoni e pugni al volto. 

In altre occasioni le avrebbe lanciato degli oggetti, come a febbraio dello scorso anno quando le aveva tirato un bicchiere che le aveva provocato una ferita alla testa. Il giorno successivo l’aveva minacciata con un bastone e poi le aveva sferrato un pugno al volto. Per questi fatti la Procura aveva aperto un fascicolo a carico del giovane per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate. 


Ieri la discussione. Il sostituto procuratore Barbieri ha chiesto la condanna del 26enne a un anno e mezzo di reclusione, l’avvocato Biasco invece ha evidenziato «la mancanza dell’abitualità nelle condotte contestate, che è connotazione tipica del reato di maltrattamenti in famiglia», per il legale si sarebbe trattato di singoli episodi una tantum non collegati da un nesso, appunto, di abitualità. Il giudice Potetti ha condannato l’imputato a un anno, quattro mesi e venti giorni per i reati contestati. Una volta depositate le motivazioni il legale potrà valutare l’eventuale impugnazione in Appello.

 

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Corriere Adriatico