SAN SEVERINO - Si erano spacciati per poliziotti, erano entrati in casa di una brasiliana e l’avevano ammanettata. In due condannati per tentata rapina. Si è chiuso...
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Una volta in casa, avevano ammanettato la donna e l’avevano presa per il collo chiedendole dove nascondeva droga, oro e soldi. Così mentre Coppari la teneva ferma il complice avrebbe rovistato nei cassetti, ma senza trovare nulla. Alla fine la fecero cambiare con la scusa di portarla in commissariato e poi, uno alla volta, erano andati via. Ieri mattina in tribunale davanti al collegio presieduto dal giudice Roberto Evagelisti è stata sentita la persona offesa che ha confermato le accuse. Dopo di lei è stato sentito anche un testimone della difesa che nel periodo precedente e antecedente i fatti avrebbe collaborato nella gestione del residence. A lui si era rivolta la donna subito dopo l’aggressione e, sentito dai carabinieri, all’epoca, aveva riferito le circostanze che gli erano state raccontate. Ieri mattina però, l’uomo interrogato dal pubblico ministero Enrico Riccioni ha fornito risposte vaghe e contraddittorie anche dopo le contestazioni delle sue precedenti dichiarazioni rese agli uomini dell’Arma. A conclusione della requisitoria il pm ha chiesto la condanna a sei anni e sei mesi per Coppari (a cui era contestata la recidiva reiterata specifica infraquinquennale) e cinque anni e sei mesi per Spinelli (recidiva reiterata). I legali della difesa Giuliano Giordani per Coppari e Vanni Vecchioli per Spinelli, sollevando dubbi sia sul riconoscimento effettuato dalla persona offesa sia sulla genuinità delle sue dichiarazioni accusatorie ipotizzando che potessero essere finalizzate all’ottenimento del permesso di soggiorno per motivi di giustizia, hanno chiesto l’assoluzione degli imputati. I giudici all’esito della camera di consiglio hanno condannato Coppari a quattro anni e Spinelli a tre anni e 10 mesi, disponendo la trasmissione degli atti in procura per valutare la sussistenza del reato di falsa testimonianza nei confronti del testimone. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico