Lo sequestrano, lo violentano e filmano tutto: maxi condanne per due pakistani

Un'aula del tribunale di Macerata
CORRIDONIA - Portato in un casolare di campagna, picchiato, spogliato, costretto a subire abusi sessuali e filmato. Aggressori condannati a otto anni e mezzo di reclusione...

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CORRIDONIA - Portato in un casolare di campagna, picchiato, spogliato, costretto a subire abusi sessuali e filmato. Aggressori condannati a otto anni e mezzo di reclusione ciascuno. La sentenza è arrivata nel pomeriggio di ieri quando, all’esito della camera di consiglio, i giudici in composizione collegiale del Tribunale di Macerata (presidente Andrea Belli) hanno letto il dispositivo: otto anni e sei mesi ciascuno, espulsione dal territorio dello Stato italiano a pena espiata e risarcimento di 15.000 euro ciascuno. Stesse pene richieste a conclusione della requisitoria dal pubblico ministero Rosanna Buccini.

 

Sul banco degli imputati c’erano due giovani di origine pakistana, Sharafat Ali, 37 anni residente a Montecosaro e Asif Mirza, 32 anni residente a Morrovalle, entrambi accusati di sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo, tentata estorsione, rapina e lesioni, tutti aggravati. «Siamo soddisfatti della sentenza, era quello che ci aspettavamo», ha commentato l’avvocato di parte civile Maurizio Nardozza, che ha tutelato la vittima, un connazionale degli imputati, che attualmente si trova in un centro di accoglienza fuori dalle Marche.

I fatti risalgono al primo giugno 2021. Secondo la ricostruzione accusatoria i due, in concorso tra loro e con un’altra persona rimasta non identificata, avrebbero costretto con la violenza un connazionale di 21 anni a salire sulla loro auto e dopo averlo portato in un casolare in contrada San Claudio, lo avrebbero colpito con schiaffi e pugni sul volto e sulla schiena. 
Poi, dopo averlo spogliato e dopo avergli sottratto il passaporto, il cellulare e la somma di 300 euro, lo avrebbero costretto a subire atti sessuali riprendendo la scena con un cellulare. 


Poi la minaccia: se non avesse intimato ai suoi parenti di consegnare la somma di 3.000 euro alla famiglia in Pakistan di uno dei due aggressori, avrebbero diffuso il video in patria, umiliando lui e i suoi familiari. Il giovane però, approfittando di un momento di distrazione dei suoi aguzzini, era riuscito a fuggire e a chiedere aiuto a una pattuglia del commissariato di Civitanova, guidato dal dirigente Fabio Mazza, che si trovava in zona. Resta ora da conoscere le motivazioni della sentenza di primo grado emessa dal collegio presieduto dal giudice Andrea Belli. La difesa potrà poi presentare ricorso in Corte d’Appello. Pesanti i reati che sono stati contestati dalla Procura di Macerata, che ha coordinato l’attività investigativa condotta dalla polizia.
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Corriere Adriatico