CORRIDONIA - Da Corridonia a New York con la matita in mano, per “disegnare” i suoi sogni. Se c'è ancora chi dubita sul fatto che «Volere...
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Michetti ha iniziato disegnando collezioni da uomo da Santoni, «ma dopo dieci anni ho deciso di rischiare - dice - perché volevo di più e ci sono riuscito». Ha collaborato con Yves Saint Laurent, Sergio Rossi, Moncler, Armani, Alberta Ferretti, Tod's e Raf Simons. Michetti ha partecipato al concorso organizzato da Vogue nel 2009 ed è stato premiato come miglior designer emergente. Dopo il concorso, New York e la sfida di una collezione che porta il suo nome. Ma come mai proprio la Grande Mela? «Ci sono mille motivi per essere qui ora - prosegue -, la prima cosa è l'energia che emana la città e che ti fa approcciare a tutte le cose con una grinta diversa, inoltre qui tutto è più immediato, possibile da realizzare, è una città dove esiste ancora il sogno americano ed il business è ancora possibile, mentre il nostro è un continente vecchio dove il costume ed il personaggio contano molto di più delle reali capacità. Tra l'Europa e l'America c'è la meritocrazia di mezzo».
Ha puntato in alto il giovane maceratese che, piuttosto che spostarsi a Milano, da sempre considerato il centro della moda italiana, ha deciso di andare oltreoceano. «Mi dispiace dirlo ma Milano non è più il centro della moda. La moda oggi non è più il “circo” degli anni 90, oggi la moda è un lusso personale paragonabile al buon cibo, ai viaggi o a qualsiasi cosa ti emozioni. Per quanto riguarda la crisi economica, io credo che sia piuttosto un cambiamento, una presa di coscienza, una maturità che fa si che le persone scelgano per loro stesse, senza doversi omologare a degli stereotipi».
Uno spirito deciso, quello di Michetti, che gli ha permesso di raggiungere traguardi importanti: «Ho sempre gioito di questo ma l'ho sempre fatto ricordandomi di quanta fatica mi è costato e, soprattutto, l'ho fatto per poco tempo, perché mi sono sempre posto un altro obiettivo. Ora, il primo fra tutti, è riuscire a sviluppare la mia collezione, quando riuscirò in questo credo che i prossimi obiettivi non saranno di natura professionale ma personale». È la tenacia, l'esempio che il 39enne riesce a dare, senza lesinare consigli per i giovani: «Devono pensare al mondo della moda come un business serio, fatto anche di numeri, e non solo all'emozione della parte creativa. Dico di non mollare mai, di essere sempre affamati di conoscenza, di mettersi in discussione e credere che la fortuna si crea». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico