CIVITANOVA - Contagi da Coronavirus costantemente in calo nelle Marche, c'è davvero bisogno dell'ospedale Covid in fase di realizzazione alla Fiera di Civitanova?...
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«La scelta dell’ospedale di Civitanova - afferma il dottor Tappatà - ha due motivazioni incontestabili: una recrudescenza non ci troverà impreparati; la struttura permetterà di riportare gradualmente alle normali funzioni gli ospedali Covid».
Il progetto Covid Civitanova servirà infatti a realizzare un polo ospedaliero per malati Covid. «E' un fatto importante per la Regione Marche – ha recentemente dichiarato il presidente della Regione Ceriscioli - perché servirà a far respirare gli ospedali per l'attività ordinaria. C'è un grande bisogno di tornare a dare una risposta a tutti i malati. Per un paio di mesi è stata sospesa tutta l'attività programmata, mantenendo solo gli interventi urgenti. Tutti gli ospedali vorrebbero tornare domani mattina a svolgere la propria attività. Il piano che cominceremo da lunedì sarà proprio in questa direzione e la parte sanitaria attende questa realizzazione perché arriverà un momento in cui sarà importante poter liberare fino all'ultimo ospedale e ci si immagina una gestione lunga. Alcuni credono che da qui a poco sparirà il problema. La convinzione di molti invece è che la guardia vada tenuta alta a lungo e che avere nel sistema regionale un ospedale che si occupi esclusivamente di questo permetterà di tenere tutti gli altri puliti».
«Nel contesto del momento che stiamo vivendo – aggiunge il professor Tappatà - tutte le opinioni sono accettabili, anche in ragione del fatto che non c’è una verità che possa guidare le nostre azioni. Ci sono tanti esperti che elaborano ipotesi e studiano possibili soluzioni sia in campo scientifico che in campo politico organizzativo. Tutte potrebbero essere valide finché non ci si avvicina a una possibile verità. Ma c’è bisogno di un tempo che non possiamo non utilizzare in modo non costruttivo. Da clinico mi permetto due raccomandazioni: che il ritorno alla normalità di questi ospedali sia veramente graduale, non ci deve essere fretta perché le necessità sono ancora vive; che i sanitari che saranno chiamati a lavorare in questa struttura siano adeguati per numero e preparazione e che abbiano anche un riconoscimento economico particolare in ragione del loro impegno, che sarà intenso e continuativo, all’interno di questa struttura». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico