Civitanova, delitto di Alika, la difesa di Ferlazzo: «Non è stato un omicidio volontario»

Delitto di Alika, la difesa di Ferlazzo: «Non è stato un omicidio volontario»
CIVITANOVA - Omicidio di Alika Ogorchukwu, il 32enne Filippo Ferlazzo chiede il rito abbreviato. La richiesta è stata depositata nei giorni scorsi dal difensore,...

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CIVITANOVA - Omicidio di Alika Ogorchukwu, il 32enne Filippo Ferlazzo chiede il rito abbreviato. La richiesta è stata depositata nei giorni scorsi dal difensore, l’avvocato Roberta Bizzarri, dopo la richiesta di giudizio immediato presentata dal pubblico ministero Claudio Rastrelli (e la conseguente fissazione dell’apertura del processo al 5 aprile davanti alla Corte d’Assise) ritenendo che il reato possa essere derubricato da omicidio volontario aggravato (per il quale è impossibile richiedere il rito alternativo) ad omicidio preterintenzionale (per il quale invece è possibile richiedere un abbreviato secco o condizionato).

 

Adesso sarà il Gip Claudio Bonifazi a doversi pronunciare sull’istanza. 

Il 32enne campano è accusato di omicidio volontario aggravato e di rapina nei confronti dell’ambulante nigeriano morto a 39 anni il 29 luglio scorso tecnicamente per “asfissia violenta da strozzamento e concomitante choc ipovolemico da rottura della milza”. Quel giorno Ogorchukwu aveva chiesto l’elemosina a Ferlazzo e alla sua compagna in corso Umberto I. «Ragazzi», aveva detto il nigeriano avvicinandosi a loro e ricevendo però un brusco rifiuto dalla donna. Ogorchukwu avrebbe però insistito cercando di afferrare il braccio della compagna di Ferlazzo ma senza riuscirci, a quel punto si sarebbe allontanato dai due, ma quell’insistenza avrebbe provocato la reazione violenta di Ferlazzo che avrebbe rincorso il nigeriano raggiungendolo all’altezza della fermata dell’autobus dove c’è anche un negozio di intimo. Lì Ferlazzo lo avrebbe colpito al busto con la stampella che Alika usava per camminare e fattolo cadere a terra lo aveva bloccato cingendogli il collo con un braccio, mettendosi a cavalcioni su di lui e schiacciandolo a terra per almeno due minuti mentre gli tirava la testa verso l’alto. Il 32enne campano lo avrebbe poi colpito alla testa con il cellulare della vittima che poi avrebbe portato con sé (da qui l’accusa anche di rapina, ndr). Sarebbe stato l’intervento di altre persone che gli avevano detto di smetterla a far alzare Ferlazzo. A quel punto per l’accusa, ancora in preda all’ira, il 32enne avrebbe preso la stampella, l’avrebbe piegata col ginocchio e buttata contro un’auto parcheggiata per poi allontanarsi. 



L’avvocato Bizzarri ha chiesto l’abbreviato condizionato all’esame della consulente di parte, la prof Monia Vagni docente di psicologia della devianza e criminologia all’Università di Urbino, e del medico legale Ilaria De Vitis che ha effettuato l’autopsia su Alika. Ferlazzo, che dalla documentazione medica acquisita subito dopo il fatto risulta essere affetto da disturbo bipolare e disturbo borderline della personalità con una invalidità riconosciuta e certificata pari al 100%, è invece stato ritenuto dal perito del gip, lo psichiatra Gianni Giuli, pienamente capace sia di intendere che di volere. Nei prossimi giorni dunque è attesa la decisione del Gip Bonifazi. L’istanza dell’avvocato Bizzarri è stata inviata anche al pubblico ministero Claudio Rastrelli e all’avvocato Francesco Mantella che tutela i familiari dell’ambulante nigeriano. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico