Civitanova, l'assessore Caldaroni: «C’è meno richiesta di pesce, dopo il caro gasolio settore in difficoltà»

Francesco Caldaroni, assessore con deleghe alle attività produttive, alla pesca e al porto del Comune di Civitanova
CIVITANOVA - Scende il prezzo del gasolio, ma scende pure la richiesta di pesce, che sembra essere sempre meno presente sulle tavole dei civitanovesi. E la categoria dei pescatori...

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CIVITANOVA - Scende il prezzo del gasolio, ma scende pure la richiesta di pesce, che sembra essere sempre meno presente sulle tavole dei civitanovesi. E la categoria dei pescatori è alle prese anche con meno giorni di lavoro all’anno. Una questione sulla quale, proprio in questo periodo, si sta lavorando per cercare un accordo. 

 
 
L’assessore con deleghe alle attività produttive, alla pesca e al porto Francesco Caldaroni, tra l’altro presidente della associazione Marinerie d’Italia, fa il bilancio della situazione che si trova ad affrontare in questo periodo la categoria dei pescatori, vessata, come si ricorderà, dal caro gasolio: un rincaro che, nei mesi scorsi, aveva creato non pochi problemi agli addetti ai lavori che si erano mobilitati con scioperi ed incontri a Roma per cercare risposte dal Governo

. «Il prezzo del gasolio si è abbassato, ora è a 70, 72 centesimi, un prezzo decisamente differente rispetto a quello di qualche tempo fa – ha spiegato Francesco Caldaroni –. Ma è crollata anche la richiesta del pesce. Non so quali possano essere le ragioni, ma in questo momento si compra meno pesce. La situazione economica, certamente, è quella che è. La gente mangia meno pesce. Se prima lo comprava due volte a settimana, adesso lo mangia una volta a settimana. Con meno richiesta, è chiaro che il prezzo scende. Ora – ha continuato Francesco Caldaroni – stiamo lavorando sulla questione delle giornate di pesca». «L’Europa - dice Caldaroni - ha imposto di togliere trentuno giorni di pesca in un anno, ai quali si aggiungono i giorni in cui non si lavora, come ad esempio, i giorni di festa. Si arriva, tra tutto, a duecentodieci, duecentoquindici giorni nei quali non puoi lavorare e le imprese della categoria vanno in difficoltà». 
 
«Paghiamo le tasse per cinque giorni di lavoro a settimana, ma arriviamo a tre giorni di lavoro effettivi. Stiamo cercando di trattare su tale questione» ha concluso Francesco Caldaroni.

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Corriere Adriatico