Il vigilante chiede scusa ​patteggia e torna a casa

Il vigilante chiede scusa ​patteggia e torna a casa
CIVITANOVA - Ha chiesto scusa, ha restituito 350 euro, ha patteggiato sei mesi di reclusione - pena sospesa - e 300 euro di multa ed è tornato a casa. Protagonista il vigilante...

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CIVITANOVA - Ha chiesto scusa, ha restituito 350 euro, ha patteggiato sei mesi di reclusione - pena sospesa - e 300 euro di multa ed è tornato a casa. Protagonista il vigilante arrestato per furto aggravato al centro commerciale Civita Center dove lavorava. Ieri nella prosecuzione del processo con rito direttissimo, A.P., il quarantenne di Monte Urano arrestato per furto l’8 marzo scorso dagli agenti Squadra anticrimine del commissariato, ha patteggiato la pena con il Pm Francesca D'Arienzo, tramite il proprio avvocato, il legale Francesca Bolognese. Il giudice era Ilaria Pia Maria Maupoil.


L’arresto del vigilante era scattato la sera della festa della donna. Era una domenica quando i poliziotti della Scientifica si erano nascosti in un fossato per osservare, con un binocolo, le mosse di A.P. all’interno del centro commerciale in via Einaudi. Il vigilante, rimasto solo, con un bastone dalla punta uncinata, era riuscito a recuperare le chiavi del bar tabaccheria Sarni dall’interno del bancone. Una volta prese aveva poi sollevato la serranda ed era entrato. A quel punto i poliziotti lo avevano visto armeggiare vicino alla cassa e poi nello scaffale dove erano conservate le sigarette. Dopo aver rimesso tutto in ordine A.P. era uscito, ma prima che mettesse in moto la macchina di servizio era scattato il blitz degli agenti. I poliziotti gli avevano chiesto di consegnare quanto preso all’interno del bar, e dopo un iniziale tentativo di negare quanto fatto il vigilante aveva consegnato i tre pacchetti di sigarette rubati e che avevano un segnale di riconoscimento e 110 euro. Le serie delle banconote corrispondevano a quelle lasciate nel fondo cassa. A quel punto i poliziotti, dopo le formalità di rito, lo avevano dichiarato in arresto. Il pubblico ministero di turno, avvisato dal commissariato, aveva disposto per A.P. gli arresti domiciliari. Al momento della convalida il vigilante - subito rimesso in libertà - si era avvalso della facoltà di non rispondere. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico