Offese al Papa, il giudice nega la messa alla prova al vicesindaco Troiani

Il vicesindaco di Civitanova Fausto Troiani
CIVITANOVA - Insultò il papa, colpo di scena nel processo a carico del vicesindaco Fausto Troiani, per il giudice la messa alla prova non è ammissibile, udienza...

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CIVITANOVA - Insultò il papa, colpo di scena nel processo a carico del vicesindaco Fausto Troiani, per il giudice la messa alla prova non è ammissibile, udienza rinviata ad aprile. Ieri mattina in aula il medico civitanovese accusato di aver offeso l’onore e il prestigio di papa Francesco, (a Troiani viene contestato anche l’articolo 8 dei Patti lateranensi) con un post su Facebook, tramite l’avvocato Gian Luigi Boschi – sostituito in aula dal collega Vanni Vecchioli - ha presentato il programma per la messa alla prova, ovvero il calendario dei lavori di pubblica utilità che il vicesindaco avrebbe dovuto svolgere alla Croce Verde per ottenere l’estinzione del reato.

 

Il programma aveva passato anche il vaglio dell’Ufficio di esecuzione penale esterna, ma il giudice Francesca Preziosi, al termine della camera di consiglio, ha rigettato la richiesta perché non concedibile per il reato contestato. La sospensione del processo con messa alla prova, infatti, può essere accordata solo per reati sanzionati con un massimo di quattro anni. L’articolo del codice penale contestato, il 278, invece, prevede una pena da uno a un massimo di cinque anni. Respinta la map, dunque, l’udienza è stata rinviata al 16 aprile quando Troiani potrà chiedere di procedere con rito alternativo oppure affrontare il dibattimento.

I fatti contestati risalgono al 10 novembre del 2018 quando Troiani aveva scritto dal proprio profilo Facebook utilizzando il computer a lui in uso, diverse stilettate più o meno offensive nei confronti di vari politici e personaggi pubblici da Moscovici a Macron fino alla Merkel. «Perché l’Italia dovrebbe essere succube della volontà di certi personaggi?», aggiunse il vicesindaco per poi rivolgersi al papa Francesco: «Per non parlare di Francesco e del suo staff di pedofili».

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Corriere Adriatico