Ha destato molti commenti, per gli amanti del by night e non solo, il post che in una tranquilla domenica di maggio, nel periodo di passaggio fra i locali d’inverno e quelli...
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Il Donoma non era una sua creatura? E ora la lascia così?
«È stata una storia incredibile. All’inizio fu una battaglia fra il sì e il no. Eravamo andati a vedere un altro locale lì adiacente, però mi era venuta l’idea di quel vecchio cinema. È stato un amore a prima vista, gli altri non erano convinti. Un po’ Salvatore Lattanzi era dalla mia parte. Alla fine ho chiesto all’architetto Lucchi di fare un sopralluogo, quando è venuto ha spalancato gli occhi. In tre mesi lo abbiamo realizzato, grazie agli imprenditori che hanno creduto nel progetto, le famiglie Longhi e Zamfir-Lattanzi che ringrazio. Oggi è un locale di livello nazionale. Ho dato tutto me stesso al Donoma come se fosse il mio».
Come mai questo addio?
«Non è un addio, è una scelta. Ho un’idea differente rispetto alla classica discoteca. Si sta tornando a un prodotto di qualità, meno confusionario, più di nicchia. Sarà per l’80% ristorazione, e poi intrattenimento, un divertimento molto misurato, curato. Mi affascina l’idea di cosa può venire fuori in una location ricettiva a locali di qualità come Civitanova».
Qualcuno insinua che gli Ascani dopo decenni insieme si separano. È così?
«Questo ci tengo a sottolinearlo a caratteri cubitali: lascio il Donoma, non lascio la famiglia. La famiglia è sempre unitissima, il progetto invernale si distribuisce su due locali separati, quello estivo invece ci vede insieme allo Shada. Quindi nessuna separazione e neanche nessuna frizione, cosa che magari qualcuno della concorrenza si augura. La nostra forza e il nostro successo è la nostra unione. L’idea è stata mia e con me peraltro verranno anche altri membri della famiglia. Del resto noi siamo stati sempre su più fronti perché a Porto Recanati contemporaneamente c’erano il Lola, il Green Leaves, il Deep Blu. Quando succede questo, diamo sempre tagli molto diversi ai locali. Anche questo nuovo progetto infatti non sarà una discoteca, anche se accoglierà i miei format del venerdì».
Ora è il momento di parlare del nuovo progetto: cosa bolle in pentola e a che punto di cottura siamo? A quando lo start?
«Abbiamo dato al progetto quattro mesi di realizzazione. La fase progettuale è terminata. Ora sono in corso gli sviluppi operativi. Credo sia un fatto importante anche per la città di Civitanova. L’ho tenuto protetto in maniera gelosa, come meritava, per rispetto del Donoma e della storia che mi ha legato a quel locale». E anche dell’imprenditore-partner di altissimo livello che ha sposato il nuovo progetto e che gli ha dato fiducia. Quando lo riterrà opportuno verrà rivelato il suo nome. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico