OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MACERATA Chirurgia robotica negli ospedali. L’esclusione della struttura sanitaria di Macerata finisce nel mirino del consigliere regionale del Partito democratico, Romano Carancini. «La mancata dotazione negli ospedali di Macerata e Ascoli Piceno del cosiddetto sistema di chirurgia robotica è, ancora una volta, un grave atto di disuguaglianza sanitaria nei confronti dei cittadini di un pezzo delle Marche».
La differenza
Evidenziata quindi l a differenza rispetto alle altre aziende sanitarie marchigiane - Ancona, Pesaro e ora anche Fermo: «Gli ospedali di Macerata e Ascoli Piceno, classificati di primo livello, nonostante le tante richieste, vengono lasciati indietro rispetto al diritto di avere la migliore tecnologia per gli interventi chirurgici».
L’affondo
Poi l’affondo al presidente Acquaroli e all’assessore Saltamartini: «Ancora una volta, dimostrano di essere in stato confusionale, di non capire il valore della parola investimento e che il loro dovere di amministratori è attuarlo su tutto il territorio delle Marche, trattando allo stesso modo tutti gli ospedali di primo livello, senza invece piegarsi alle pressioni politiche dell’ultrà della sanità di turno, come si legge, in questo caso, dalle farneticanti dichiarazioni del leghista fermano Lucentini». Il consigliere dem illustra quindi la srada da seguire: «Dotare gli ospedali di primo livello di Macerata e Ascoli Piceno del sistema di chirurgia robotica, non solo perché allo stato attuale quei presidi e i cittadini sono lasciati indietro, ma anche perché sono circondati considerato che quella tecnologia sanitaria all’avanguardia è presente negli ospedali di Teramo, Perugia, Terni, cioè i territori di confine non lontani dove i maceratesi e gli ascolani possono decidere di andare a operarsi».
Le disuguaglianze
Evidenti - secondo l’ex sindaco di Macerata - le disuguaglianze a livello sanitario: «Si pensi a chi è costretto a ricorrere al sistema privato a pagamento per poter ricevere cure a causa delle incredibili liste di attesa o, addirittura, a chi non può affatto curarsi perché non si può neppure permettere la prestazione dal privato. La discriminazione fra territori sul sistema di chirurgia robotica è solo l’ultima frontiera del fallimento della sanità regionale».
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico