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CASTELRAIMONDO - Niente passi indietro, a Camerino resta operativo il reparto Covid. La conferma nell’incontro di ieri pomeriggio tra una ventina di sindaci dell’entroterra, il presidente regionale Francesco Acquaroli, la direttrice generale Asur Nadia Storti, al Lanciano Forum di Castelraimondo. Presente anche l’arcivescovo di Camerino Francesco Massara.
Ad aprire l’incontro il sindaco di Camerino Sandro Sborgia: «Nel piano pandemico non è scritto che la prima struttura da riconvertire è Camerino, si dice anche di utilizzare le strutture private. Vorrei sapere se per i 17 posti letto a media e bassa intensità di cura per cui è stato riconvertito Camerino, non fossero possibili alternative. In emergenza, la politica è chiamata a scegliere e dare le priorità. Se la politica rinuncia a questo ruolo, non serve. Non si può privare un intero territorio con comunicazioni difficili, la popolazione anziana e l’inverno alle porte, della struttura ospedaliera di riferimento. Qui non è questione di campanile, ma di dare risposte sanitarie ai cittadini». Il presidente regionale Francesco Acquaroli ha spiegato che le scelte sono i tecnici a farle e che si deve applicare il piano pandemico: «La pandemia non ha confini. Ci troviamo ad applicare un piano pandemico che è un documento meramente tecnico, approvato dal ministero della Sanità, che non è stato scritto da noi o dai sindaci. Non si può fare dibattito politico sul piano pandemico, questo squalifica la politica e le istituzioni. Da presidente regionale non farò mai pressione sui tecnici, perchè ricoverino qualcuno in un ospedale piuttosto che in un altro. Sono disponibile ad emergenza finita, ad un confronto con i sindaci sul futuro piano socio sanitario. Ascolteremo le esigenze del territorio, chiameremo anche il vescovo ed il rettore».
Ha aggiunto il governatore: «Quando sono venuto a Camerino poco tempo fa sono stato chiaro, ho detto che fino a quando possibile avremo tenuto liberi gli ospedali dal Covid, ma poi c’è stata un’impennata nei contagi, che a livello di ricoveri ospedalieri si è manifestata quindici giorni dopo. In emergenza le scelte le fanno i tecnici, nell’interesse delle comunità. Fino a domenica avevamo circa 75 ricoveri in terapia intensiva, ora sono schizzati a novanta. Nessun ospedale, nè Civitanova, nè Macerata, nè Camerino si è salvato dal Covid. Ho ricevuto chiamate anche da medici di Macerata, ma la politica non deve infilarsi nello spazio che non le compete. Rischiamo terza e quarta ondata, fino a quando non arriverà un vaccino. Nelle Marche ne avremo 80mila dosi a febbraio, basteranno solo per 40mila persone, a malapena per il personale sanitario».
A dare risposte tecniche è intervenuta la direttrice generale Asur Nadia Storti: «Abbiamo 357 persone curate nelle case di riposo, che non occupano letti di ospedale.
Corriere Adriatico