CIVITANOVA - Ora Pino Beruschi passa al contrattacco. Il consigliere della Lega contesta le modalità con cui sono state condotte le indagini nei suoi riguardi dalla polizia...
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Ora pretende chiarezza su una vicenda che presenta, a suo modo di vedere, «modalità censurabili e violazioni del trattamento dei dati sensibili». Considerazioni che fanno parte di un esposto inviato alla Procura. «Voglio solo difendere la mia onorabilità e quella della mia famiglia – ha premesso – e poi evitare che questa vessazione possa accadere ad altri». Il 21 maggio viene convocato dal comando della polizia locale dopo una denuncia anonima arrivata in Comune il 14. «Non mi hanno detto altro. Poi la comandante mi spiega tutto, mi fa vedere le immagini che mi ritraggono e mi dice che sono accusato del reato previsto dall’articolo 1 comma 2 della Dl 19 del 25 marzo. Si tratta della violazione di un isolamento obbligatorio per chi ha il virus. Mi viene consigliato di nominare un avvocato, oppure me ne sarebbe stato dato uno d’ufficio. Faccio immediatamente presente di non essere positivo. Esco ma non mi viene dato il verbale dell’audizione». Beruschi spiega che ad essere positiva, ma completamente asintomatica, era la moglie, operatrice sanitaria. Lui e i figli posti in quarantena precauzionale il 22 aprile. Il 7 maggio il doppio tampone ma i risultati arrivano solo l’11 maggio e Beruschi viene cancellato dall’elenco delle persone in isolamento il 12 maggio. Il 3 e il 10 (due domeniche) era uscito per comprare generi alimentari. «La spesa la faceva per noi mio fratello ma non volevo disturbarlo di domenica, ho fatto 800 metri in auto, entrato in negozio con guanti e mascherina, e rientrato. Ho sbagliato e ho deciso di pagare». Ed ecco le contestazioni. «Ho ricevuto il verbale della mia audizione dopo una settimana dietro la minaccia di una denuncia. Inoltre il regolamento comunale per la videosorveglianza, (art.7 comma 2) dice che le registrazioni devono essere conservate per massimo 24 ore. Quelle che mi riguardano sono state visionate dopo 11 giorni».
«Ho chiesto, senza avere risposte, chi fossero i responsabili e gli incaricati al trattamento delle immagini e copia del registro degli accessi nella sala - prosegue il consigliere -. Presa per buona una segnalazione anonima dall’indirizzo mail “paranoici.org”. Ho ricevuto attestati di stima da circa mille persone, anche da Yuri Rosati e Giulio Silenzi, tra i primi. Ma nemmeno una parola dall’assessore alla sicurezza, del mio stesso partito. Mi chiedo perché mi sia stato riservato questo trattamento». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico