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APPIGNANO Condannato a risarcire di oltre mezzo milione l’ente per il quale lavora. È questa la sentenza della Corte dei Conti delle Marche riguardante Giovanni Madeo in qualità di dirigente dell’Inrca (unita di attività tecniche, nuove opere e patrimonio) e di Rup (responsabile unico del procedimento) per la realizzazione di una Rsa ad Appignano. La struttura sanitaria non è stata realizzata a causa di «elementi ostativi» e poi del fallimento della ditta capogruppo dell’appalto.
Nel frattempo, l’appaltatore ha ricevuto un anticipazione del 20% sull’importo dei lavori, concessa proprio dal dirigente dell’Inrca. Secondo la procura della Corte dei Conti, però, «non avrebbe verificato, con le necessarie diligenza e perizia, la genuinità della polizza fideiussoria, che era stata offerta in garanzia dall’appaltatore». Polizza che si è rivelata falsa, dunque l’Inrca non ha potuto escutere la somma, pari a 892mila euro. I fatti contestati risalgono al 2019. A febbraio l’ingegnere anconetano Madeo, ha concesso l’anticipazione sull’importo dei lavori determinando quello che, secondo la Procura della Corte dei Conti, si è rivelato un danno erariale.
Di lì a poco i lavori furono sospesi e il cantiere abbandonato (luglio 2020).
«Secondo quanto evidenziato dalla Procura – si legge nella sentenza della Corte dei Conti - i riferimenti al sito internet e all’indirizzo e-mail della società assicurativa, erano incongrui (tra l’altro, l’indirizzo riportava Co, sigla della Colombia, invece di Cz, ossia Repubblica Ceca). Inoltre l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni aveva, da tempo, fornito istruzioni agli Enti appaltanti per consentire loro di verificare l’autenticità delle polizze fideiussorie; in tale contesto, in data 18 luglio 2017 aveva anche pubblicato nell’apposita sezione del proprio sito istituzionale uno specifico comunicato stampa relativo proprio alla compagnia assicurativa in questione, in cui era evidenziato che la medesima non rilasciava più polizze fideiussorie».
Di qui le contestazioni al dirigente riguardanti «la mancata diligente verifica della validità della polizza». La tesi difensiva del convenuto si è basata su diversi punti: il fatto che fosse alla prima esperienza come Rup, che fosse affiancato da un supervisore esperto in materia di appalti, che ha effettuato i controlli sul sito dell’Ivass dove era presente l’agenzia ceca nell’elenco delle ditte autorizzate al rilascio di fideiussioni, che la polizza non presentava elementi di contraffazione, che il controllo sul sito dell’Ivass era complicato, che né il supervisore né la curatela fallimentare si erano accorti che la polizza era falsa.
Aggiunta anche la circostanza che l’Inrca, insinuandosi nel passivo della ditta fallita, ha la possibilità di recuperare la somma. Circostanze che i giudici contabili non hanno reputato sufficienti per «non connotare la colpa grave». Per quanto riguarda, invece, la quantificazione del danno, la Corte dei Conti «reputa che sussistano congrui motivi per un’applicazione ridotta del 40%, come richiesto dal Madeo». Per cui il dirigente è stato condannato al pagamento di 531.946 euro all’Inrca. Da questa somma potrà essere detratto quanto eventualmente recuperato dall’Inrca nella procedura fallimentare. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico