Acquaviva, addio al prof Parillo La madre: «Ucciso dalle cattiverie»

Acquaviva, addio al prof Parillo La madre: «Ucciso dalle cattiverie»
ACQUAVIVA PICENA - «Me l’hanno ucciso con le cattiverie». È in lacrime e ripete queste parole la madre di Francesco Parillo quando arriva sulla piazza che...

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ACQUAVIVA PICENA - «Me l’hanno ucciso con le cattiverie». È in lacrime e ripete queste parole la madre di Francesco Parillo quando arriva sulla piazza che si trova di fronte alla chiesa di San Nicolò. Intorno a lei ci sono decine di persone, concittadini acquavivani, colleghi e studenti del figlio. Molti di loro arrivano da Camerino, da Matelica. Tutti sono venuti a dare l’estremo saluto al professore morto dopo aver assunto un mix letale di farmaci poche ore dopo che il tribunale aveva emesso la sentenza di condanna per molestie ad alcuni studenti della facoltà di veterinaria.


Una piccola folla, una cinquantina di persone, composta e silenziosa. La bara entra in chiesa pochi minuti dopo le 15,30, e il clima è inevitabilmente teso. C’è attesa per le parole del sacerdote che arriva proprio da Matelica. È don Vincenzo, cappellano della Facoltà, che ha avuto il permesso dal parroco della chiesa acquavivana di celebrare i funerali del suo amico docente. E il prete fa capire subito dove tirerà il vento celebrando un funerale che suona come un’assoluzione a partire dal passo del Vangelo scelto, come il sacerdote ha poi tenuto a sottolineare, da lui stesso: le beatitudini. «Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli – ha affermato alzando la voce e proseguendo – e beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi». E la pausa, marcata, sulla parola mentendo vale più di mille omelie. Anche se la predica non è stata da meno. «A Francesco ora spalancheranno le porte del Paradiso – ha detto il sacerdote – so che è così, perché io credo nella giustizia di Dio e basta. Non credo in quella terrena. La giustizia degli uomini è fallace». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico