Nella Mole Vanvitelliana c'è il segreto dell'identità: in un pamphlet l'ex assessore di Ancona Paolo Marasca

Nella Mole Vanvitelliana c'è il segreto dell'identità: in un pamphlet l'ex assessore di Ancona Paolo Marasca
Il fatto che un edificio storico, monumentale, divenga simbolo dell'identità di una città non è inedito. Tutt'altro. Ma che sia interpretato come...

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Il fatto che un edificio storico, monumentale, divenga simbolo dell'identità di una città non è inedito. Tutt'altro. Ma che sia interpretato come volano per un nuovo modo di intendere la promozione culturale di un territorio, è la novità di cui si fa interprete Paolo Marasca, fino all'anno scorso assessore alla Cultura del Comune di Ancona. In questo pamphlet l'autore ha approfondito non solo storia e ruolo della struttura della Mole negli anni; ne ha anche sottolineato la potenzialità nel contesto cittadino.

 


La progettualità

La Mole e la sua contestualizzazione nell'arco portuale sono, assieme alla Reggia di Caserta, le migliori rappresentazioni dell'immaginazione progettuale di Luigi Vanvitelli. Marasca ne ha analizzato il ruolo di catalizzatore di iniziative di politica culturale. Ha approfondito il tema in occasione della presentazione del progetto con cui Ancona si è candidata a Capitale italiana della Cultura. Non siamo stati fortunati, la città dorica si è dovuta arrendere, scavalcata dall'isola di Procida, ma non senza aver guadagnato un'onorevole medaglia d'argento, e tanta attenzione. Una volta rimesso il mandato, a maggio del 2023, Marasca ha affidato a una pubblicazione, perché non restassero nel cassetto, le riflessioni sulla governance di un luogo iconico del capoluogo.

Una conclusione

Ha provato a trarre conclusioni, alla fine di un lungo percorso, che l'ha visto confrontarsi con le dinamiche amministrative e burocratiche, con le associazioni proponenti festival e altri progetti, con i giovani desiderosi di fare della Mole un polo di attrazione di iniziative culturali e intrattenimento, nella bella stagione, tra le luci del tramonto sul porto. Le sue riflessioni sono frutto di verifica "sul campo", non sulla carta e nei salotti. La Mole Vanvitelliana "non è un solido impenetrabile scrive nelle conclusioni - ma una membrana attraversabile e in questo ha l'attitudine tipica sia della cultura contemporanea, sia dell'edificio... Dialoga con interlocutori nazionali e internazionali, secondo uno schema di accoglienza, scambio e relazione, non di produzione e di programmazione tradizionale. Questo rende la Mole un porto di cultura". Così com'è stato concepito dal sommo progettista settecentesco. E "si lascia attraversare". Che cosa implica? Marasca chiarisce che "migliora continuamente grazie proprio al moltiplicarsi delle relazioni e al dialogo".

Gli appestati

Pensata e realizzata per isolare in quarantena gli appestati, la Mole si è di volta in volta adattata ad accogliere funzioni produttive assai diverse, anzi antitetiche. Riscattata dal Comune ed eletta a contenitore privilegiato di eventi, ha abdicato alla funzione di volano economico, per darsi alla fruizione pubblica. Questo vuole anche dire che la Mole Vanvitelliana può continuamente trasformarsi, senza ridursi a un peso improduttivo per la comunità. E diventare risorsa per la città: quanto meglio si riuscirà a inserirla in una visione di promozione della cultura, verificandone l'utilità, tanto più il suo ruolo peserà in termini di attrazione e di costruzione dell'identità cittadina.

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Corriere Adriatico