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«E' vero: non tutto lo zucchero è uguale a livello di impatto sulla salute. Questa volta Donald Trump ha ragione. Sostituire lo zucchero di canna allo sciroppo di mais nella Coca-Cola può essere un miglioramento. Seppure sarebbe stato ancora meglio chiedere l'utilizzo di un dolcificante come la stevia». Così il medico nutrizionista Giorgio Calabrese, presidente Comitato nazionale Sicurezza alimentare del ministero della Salute, commenta all'Adnkronos Salute le dichiarazioni del presidente americano che ha affermato di aver convinto la Coca-Cola a cambiare ricetta con una versione più salutare.
«Lo zucchero di canna - spiega Calabrese - è fatto per il 50% di glucosio e il 50% di fruttosio. Lo sciroppo di mais, invece, è fatto da circa il 90% di fruttosio, un po' di glucosio e dell'acqua: la presenza di quest'ultima riduce lievemente il tenore delle calorie rispetto allo zucchero di canna.
In genere, ammette Calabrese, sul piano sanitario «non condivido per nulla le posizioni di Trump e del ministro Robert F. Kennedy. Ma sulla questione della riduzione del contenuto di fruttosio nei prodotti di ampio consumo - precisa - non posso che essere d'accordo. Nello sciroppo di mais c'è troppo fruttosio. Preferibile lo zucchero semplice, anche se sarebbe stato ancor meglio puntare su dolcificanti tipo la stevia o la saccarina che non hanno fruttosio e quindi non creano problemi al fegato», aggiunge il medico ricordando che lo zucchero va sempre limitato, «ma non sempre eliminato. Al contrario di quanto spesso si crede, meglio lo zucchero bianco dei vari sciroppi spacciati per salutari. Serve però ricordare che in una giornata, considerando una persona sana, non dobbiamo introdurre più del 10% di zuccheri semplici sul totale delle calorie. Se si utilizzasse solo lo zucchero normale, escludendo tutti i cibi processati e zuccherati in modi vari, si potrebbe arrivare anche a 7-8 cucchiaini nella giornata. Ma gli zuccheri nascosti sono tanti, per questo le quantità vanno tenute sotto controllo - raccomanda il nutrizionista - tenendo conto della presenza in ogni alimento, per non sforare».
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