Subito il decreto anti-deficit il governo punta sugli immobili

Il premier Enrico Letta
ROMA - Un decreto per finanziare le missioni di pace all’estero e soprattutto per mettere in sicurezza il deficit 2013, come richiesto dall’Unione europea: ...

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ROMA - Un decreto per finanziare le missioni di pace all’estero e soprattutto per mettere in sicurezza il deficit 2013, come richiesto dall’Unione europea:




andrà con tutta probabilità già al Consiglio dei ministri di venerdì, al rientro del presidente Letta dal Nordamerica, che sarà anche l’ultima occasione per decidere il rinvio dell’aumento Iva altrimenti destinato a scattare quattro giorni dopo.





Il pacchetto vale complessivamente circa 2 miliardi: 1,6 servono per far scendere il rapporto tra disavanzo e Pil dal 3,1 al 3 per cento, poco più di 300 milioni per assicurare nell’ultimo trimestre dell’anno il proseguimento delle attività dei militari italiani: naturalmente se dovesse essere aggiunto il capitolo Iva il conto salirebbe a 3 miliardi. Ma la priorità assoluta per il ministro dell’Economia è chiudere in tempi rapidi la partita con l’Europa, evitando che possano restare dubbi sul rispetto degli impegni da parte del nostro Paese.





IL BLOCCO DELLE SPESE

Come trovare questi soldi in un momento così delicato, quando mancano tre mesi alla fine dell’anno e dunque le principali voci di bilancio sono in larga parte già compromesse? È questo il rebus a cui stanno lavorando intensamente gli uffici legislativi e la Ragioneria generale dello Stato. Il provvedimento dovrebbe avere almeno in parte la fisionomia di un "taglia-spese", che blocchi in modo certo ed automatico alcune uscite di fine anno. Si guarda in particolare ad una serie di autorizzazioni di spesa relative ad investimenti per opere non di immediata attuazione. Sono poi sempre possibili almeno sulla carta ulteriori interventi sui bilanci dei ministeri, inevitabilmente però di portata limitata in questa fase avanzata dell’anno.





LA CARTA DI RISERVA

Ma in queste ore si sta valutando anche qualche carta di riserva. Ad esempio le cessioni di immobili, che a differenza di quanto avviene per le privatizzazioni societarie (che vanno solo a beneficio del debito) incidono sul disavanzo di competenza, seppur come voci una tantum. Siccome però la cessione di immobili richiede tempo, l’entrata, circa un miliardo, potrebbe essere anticipata della Cassa Depositi e Prestiti, che ha dato vita ad un fondo per la valorizzazione immobiliare di uguale importo e dal punto di vista contabile è esterna al perimetro della pubblica amministrazione.





Allo stesso modo richiede tempi lunghi l’operazione di rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, a cui è favorevole il ministro Saccomanni: in questo caso però, visto che tra l’altro è richiesto un passaggio alla Bce, sarebbe complicato accorciare le procedure in modo tale da chiudere l’operazione entro l’anno.





Il governo guarda invece con molta cautela agli interventi sulle entrate, che comunque presentati avrebbero il sapore di un inasprimento a carico dei cittadini. Le leve possibili sono sempre le stesse. La via più facile è quella degli aumenti di accise, che assicurano introiti immediati; la controindicazione è che nelle scorse settimane sono già stati fatti vari ritocchi, in particolare per quel riguarda alcolici e tabacchi. Altrimenti si tratta di mettere in campo anticipi di imposta sotto varia forma. Con il decreto che ha fatto slittare l’aumento dell’Iva è stata già incrementata la misura dell’acconto di novembre per Ires, Irpef e per i versamenti delle banche. Ulteriori interventi sono previsti come clausola di salvaguardia nel provvedimento sull’Imu e potrebbero essere attivati in caso di necessità. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico