«Chiara Ferragni ha copiato», la sentenza del Tribunale di Milano la obbliga al risarcimento

«Chiara Ferragni ha copiato», la sentenza del Tribunale di Milano la obbliga al risarcimento
Chiara Ferragni ha copiato  i Moon Boot e dovrà risarcire il gruppo Tecnica. È la decisione del Tribunale di Milano sui suoi “Snow...

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Chiara Ferragni ha copiato  i Moon Boot e dovrà risarcire il gruppo Tecnica. È la decisione del Tribunale di Milano sui suoi “Snow boots”. Nonostante il famoso logo con l'occhio, gli accessori sarebbero una "copia" del prodotto simbolo dell'azienda trevigiana. All'imprenditrice digitale, inoltre, è stato chiesto di ritirare tutte le merci dal mercato. «Due sentenze non fanno giurisprudenza, ma creano un precedente impossibile da ignorare per chiunque pensi ancora di poter copiare la forma del Moon Boot», commenta Alberto Zanatta, presidente di Tecnica Group.

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Chiara Ferragni, la sentenza

La sentenza prevede che siano vietate la riproduzione, l’elaborazione, la distribuzione, la vendita, l'esportazione, la pubblicità e l’acquisto di modelli non autorizzati che riproducono le caratteristiche salienti dei Moon Boot®. Mofra Shoes, Diana Srl e Serendipity Srl sono le aziende sotto accusa costrette a ritirare i prodotti. Per l'accaduto è stato imposto anche un risarcimento, ma le cifre saranno concordate tra le parti.  

 

Chiara Ferragni, l'accusa

Ci sono dei precedenti, come spiega Zanatta: «Abbiamo un’arma forte per difenderci contro i tanti falsi in circolazione. La prima sentenza era del 2016, ma questo passo è importante perché dopo due sentenze è improbabile che qualche giudice decida diversamente. E noi certo non intendiamo smettere di perseguire i concorrenti sleali. Spesso chi crea i falsi conta proprio sulle incertezze e le lungaggini dei tribunali italiani, che scoraggiano chi voglia intraprendere azioni legali a difesa dei propri marchi, ma Tecnica Group ha intrapreso una politica molto rigorosa, e ora guarda anche all’estero. Forti della posizione acquisita in Italia, stiamo lavorando per controbattere i falsi venduti anche in altri Paesi, a cominciare da Francia e Germania in primis».

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Corriere Adriatico