Beppe Vessicchio presenta il suo vino: «Migliora grazie alla musica: lo dimostrerò con i miei esperimenti»

Il celebre direttore d'orchestra, ospite del Roma Film Music Festival 2024, parla della prima cantina che affina il vino in musica: «Stiamo cercando di generare prove su prove per avere quel tipo di certificazione che il mondo scientifico tradizionale pretende».

Beppe Vessicchio presenta il suo vino: «Migliora grazie alla musica: lo dimostrerò con i miei esperimenti»
Al posto della bacchetta ora ha un ampolla. Al posto del frac con papillon sfoggiato per anni sul podio del Teatro Ariston, accompagnando al Festival di Sanremo Zucchero, Elio e...

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Al posto della bacchetta ora ha un ampolla. Al posto del frac con papillon sfoggiato per anni sul podio del Teatro Ariston, accompagnando al Festival di Sanremo Zucchero, Elio e le Storie Tese, Roberto Vecchioni (solo per citarne alcuni), ora indossa un camice. Quello che oggi al Forum Theatre parlerà del suo vino Musikè, è un Beppe Vessicchio che nessuno si aspetta. Il più celebre e pop dei direttori d’orchestra italiani è ospite del Roma Film Music Festival 2024, la manifestazione dedicata al mondo delle colonne sonore. «I meccanismi biologici lo testimoniano: l’uomo ha bisogno di ritrovare un rapporto con l’armonia universale. Io racconto qualcosa di estremamente antico: già Pitagora e Platone parlarono delle capacità terapeutiche del suono», dice.

E come lo dimostrerà?
«Facendo una sperimentazione in tempo reale sul limone. Mostriamo al pubblico cosa accade sul limone quando viene armonizzato».

Sa già la risposta?
«Certo. Ma non la svelo. Prendiamo due limoni, li tagliamo a pezzettini e li separiamo su due piattini. Un piattino lo mettiamo a vibrare sulla superficie di un tablet che riproduce musica armonico naturale, che tiene conto di una serie di parametri musicali della fisica. L’altro, invece, viene messo da parte. Quello che avviene è spiazzante. So che sembra roba da Ritorno al futuro, ma il limone armonizzato assume tutto un altro sapore».

Sul vino quando ha iniziato a fare i suoi esperimenti?
«Nel 2013. Nel 2017 nel saggio La musica fa crescere i pomodori raccontai che le canzoni dei Beatles sollecitano piante come la vite, migliorando la qualità del vino. Nel 2018 ho aperto una cantina in Abruzzo».

Va lei a raccogliere i grappoli?
«No (ride), non ho vigneti. Però vado a visitare i vigneti che mi interessano. Tutti biologici. E li seleziono».

Spreme l’uva?
«Nemmeno. Ormai lo fanno le macchine. Una volta si mettevano i piedi nelle tinozze, ora è tutto meccanizzato. In compenso vado ad assaggiare le masse in fermentazione».

E poi?
«Quando il vino ha terminato la fermentazione, lo versiamo in vasche d’acciaio, sulle quali posizioniamo trasduttori che emettono musica: 40 minuti di sollecitazioni armoniche e il vino assume un altro sapore».

Che musica riproduce?
«Musiche di mia composizione, scritte rispettando tutta una serie di parametri specifici. Altrimenti non funziona come dovrebbe».

Perdoni Vessicchio, ma ci sono prove scientifiche dell’effetto della musica sulla qualità del vino?
«Non ancora. Stiamo cercando di generare prove su prove per avere quel tipo di certificazione che il mondo scientifico tradizionale pretende».

Quando va a parlare con scienziati e accademici come la trattano?


«Sono curiosi. Non mi trattano come un pazzoide, anche se sembra roba new age. A Vinitaly, tra qualche giorno, presenteremo il nostro nuovo prodotto: una grappa, prodotta sempre attraverso sollecitazioni armoniche». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico