Servigliano, 60 anni da sacerdote per il fondatore della Comunità

La messa celebrata da don Franco Monterubbianesi
SERVIGLIANO - Ha promesso ancora dieci anni di impegno sociale. L’ha fatto davanti alla sua gente, nella piccola chiesa di Curetta dove, esattamente sessant’anni...

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SERVIGLIANO - Ha promesso ancora dieci anni di impegno sociale. L’ha fatto davanti alla sua gente, nella piccola chiesa di Curetta dove, esattamente sessant’anni fa, è iniziata la sua vita da sacerdote. Don Franco Monterubbianesi - 85 anni, fondatore, mezzo secolo fa, della Comunità di Capodarco - ha salutato i tanti che ieri pomeriggio hanno preso parte alla messa da lui celebrata per festeggiare l’importante anniversario.


«Ho ricevuto telefonate di auguri da tutta Italia», ha detto. «Questo perché la Comunità di Capodarco è molto conosciuta. A voi che siete qui, dico che siete la mia forza». Durante la predica, don Franco ha anticipato quelli che sono i suoi progetti futuri. «Vorrei dedicare gli ultimi anni di questa mia vita di lotte a dare un nuovo futuro alla Comunità. Per questo chiederò alla Comunità nazionale di riconoscere il mio ruolo, facendomi presidente del Movimento di Capodarco. Capodarco non può perdere tutto il patrimonio che ho dato e continuerò a dare alla Comunità».

Ha le idee chiare, don Monterubbianesi, e tra le sue proposte c’è quella di istituire un’associazione che promuova le donne, che dovrebbe sorgere a Palazzo Monti e svolgere un ruolo attivo nei confronti dei disabili. Parla anche di Islam e Isis durante l’omelia. E lo fa per sottolineare l’indebolimento del Cristianesimo e la necessità, da parte degli adulti, di essere guida per i più giovani. 

«L’individualismo ci ha sopraffatto», ha detto. «Il dramma dell’immigrazione è anticristiano. Abbiamo annacquato il Cristiaesimo e i giovani ne soffrono. Bisogna ristabilire i principi di giustizia, fratellanza e amore. Ma non possiamo farlo come preti di frontiera, soli e abbandonati. Per questo è importante anche il ruolo degli enti locali». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico