Sant'Elpidio a Mare, Sos Contesa San Martino: così non giochiamo

La Contesa del secchio a Sant'Elpidio a Mare
SANT'ELPIDIO A MARE - «Vogliamo giocare per la nostra contrada, non per una commissariata». E’ la presa di posizione della squadra di San Martino, che al...

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SANT'ELPIDIO A MARE - «Vogliamo giocare per la nostra contrada, non per una commissariata». E’ la presa di posizione della squadra di San Martino, che al completo, con 31 firmatari dai veterani, alle nuove leve, agli allenatori, ha pubblicato ieri una lettera aperta sulla spinosa questione del commissariamento della contrada. Un provvedimento assunto dall’Ente Contesa dopo la sparizione di 18 targhette d’oro dal Secchio, che i dirigenti di San Martino custodivano da vincitori dell’ultima edizione al gioco del pozzo, e lo scontro su tempi e modi di restituzione dell’oggetto. Una situazione intricata che nelle scorse settimane ha portato l’Ente ad affidare provvisoriamente la gestione ad una contradaiola, Rossella Nasini.


«Ci è stato chiesto di giocare la Contesa del Secchio 2017 per una contrada commissariata dalla quale non ci sentiamo rappresentati – esordiscono i giocatori - Siamo allibiti da questa situazione surreale e da questa richiesta. Noi siamo cresciuti con la Contesa nel cuore, proviamo sentimenti d’amore per quel campo da gioco, per quei palloni, per quelle casacche e per la polvere che respiriamo al Mandozzi. Negli anni si è creato un gruppo di fratelli che per questi colori sudano, lottano, soffrono, piangono e gioiscono. Ognuno di noi darebbe l’anima per i compagni, così come per tutti i contradaioli perché noi siamo una famiglia vera. In contrada abbiamo incontrato gente che ci ha aiutato a crescere come giocatori ma soprattutto come persone». La squadra, quindi, resta fedele al gruppo contrada, sottolineando che «ogni volta che varchiamo quella porta ci sentiamo coccolati ed amati come figli, ci sentiamo a casa. Scriviamo di sentimenti veri, sinceri. Per noi i contradaioli sono mamme, padri, zii e nonni. Ora, ci è stato chiesto di giocare senza di loro. Voi cosa fareste? Giochereste senza il loro supporto, le loro parole e le loro lacrime?» Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico