False Hogan, prescrizione per otto imprenditori. Il blitz della Finanza nel 2012, in passato una condanna in abbreviato e due patteggiamenti

Il blitz era stato messo a segno dalla Guardia di finanza
FERMO - Tutti prescritti. Si chiude senza condanne il processo per associazione a delinquere, finalizzata alla produzione e commercializzazione di scarpe contraffatte a marchio...

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FERMO - Tutti prescritti. Si chiude senza condanne il processo per associazione a delinquere, finalizzata alla produzione e commercializzazione di scarpe contraffatte a marchio Hogan, partito nel 2012. Questo il pronunciamento di ieri, da parte del tribunale di Fermo, a chiudere una lunga vertenza che vedeva imputati 8 imprenditori. Il giudice avrà ora 90 giorni per il deposito delle motivazioni.

 

La posizione
Sono state accolte le eccezioni della difesa su alcune aggravanti, in particolare quella sulla presunta transnazionalità del sodalizio che aveva realizzato decine di migliaia di paia di scarpe del noto marchio appartenente al gruppo Tod’s. Uno dei partecipanti all’organizzazione, giudicato con rito abbreviato, era stato invece condannato a 4 anni di reclusione. Altri due hanno patteggiato, ricevendo una pena rispettivamente di un anno e due mesi e 2 anni di carcere.

L’operazione
Tutto parte dall’operazione Olympia 3000, messa a segno dalla guardia di finanza. La parte lesa si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Francesco De Minicis. A difendere gli imputati, per i principali imputati del processo, gli avvocati Stefano Tizi, Igor Giostra e Simone Mancini. Alla sbarra erano finiti imprenditori e professionisti, coinvolti a vario titolo in quella che secondo l’indagine diretta dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Giovanna Lebboroni, e condotta dalle Fiamme gialle, era una sorta di mini-holding.

Le calzature, con il celebre marchio Hogan contraffatto, venivano realizzate n tutte le fasi produttive, impiantando anche parti della produzione in stabilimenti all’estero, in particolare in Moldavia e Marocco. I modelli Olympia, da qui il nome dell’operazione, ed Interactive, due dei più celebri e venduti prodotti del gruppo Tod’s, erano quelli clonati, con una minuziosa cura dei dettagli. Gli accusati erano Endrio Mancini, Agostino Viola, Giuseppe Grisogani, Stefano Grisogani, Adino Grisogani, Massimiliano Gallucci, Stefano Bordoni e Ciro Leccia, tutti marchigiani tranne quest’ultimo, campano.


Il via


Le indagini erano partite, nel lontano 2009, con un sequestro di suole contraffatte, che dalle Marche erano dirette in Campania. È stato il via a una serie di approfondimenti mirati a ricostruire nel dettaglio la catena di contraffazione, che ha portato al sequestro di circa 50mila paia di calzature, per un valore di mercato superiore ai 2 milioni di euro. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico