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PORTO SANT’ELPIDIO - Stop al metanodotto alla Corva. Almeno per il momento. Si è svolta l’udienza davanti al Tar del Lazio, terza sezione presieduta da Giuseppe Daniele proveniente dalle fila del Tar Marche. La famiglia Porfiri, la sola a rivolgersi all’organo di controllo, ha ribadito la contrarietà all’intervento perché l’impianto passerebbe troppo vicino all’abitazione, nella campagna elpidiense.
Secondo la difesa i Porfiri «non sono contrari al nuovo tracciato, non mettono in dubbio la necessità di procedere celermente per la nuova infrastruttura – spiega l’avvocato Jacopo Severo Bartolomei – ma contestano la modifica del tracciato nell’area di loro pertinenza.
Secondo l’avvocato, anzitutto è necessaria una consulenza tecnica per effettuare ulteriori riscontri, nuovi controlli. Tutto affinché il nuovo tracciato sia meno impattante, meno invasivo. Bartolomei fa riferimento, in proposito, a un’azione forzosa degli operatori della società di infrastrutture energetiche. In sostanza il tracciato è stato modificato ed è cambiato in peggio, per i Porfiri. Quello vecchio non dava fastidio, questo nuovo sì e quindi va modificato, per i ricorrenti. Il legale fa notare anche che la misura è disposta dal Ministero dello Sviluppo economico. Tira un sospiro di sollievo Stefano Porfiri che ha avviato la battaglia per bloccare l’operazione Snam.
Un ricorso che costa sacrificio alla famiglia, ma del quale non si poteva fare a meno per evitare l’esproprio da parte della società di San Donato Milanese. Questo non toglie che il vecchio tracciato del metanodotto Ravenna-Chieti si debba necessariamente modificare, per realizzarne uno nuovo, più moderno, più efficiente. L’iter è autorizzato a tutti i livelli: dal Governo centrale, regionale e comunale. Il tratto marchigiano della rete nazionale, autorizzata con decreto ministeriale (Mise), prevede la dismissione di 34 gasdotti per ammodernare tra Macerata, Fermo e Ascoli.
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