La mareggiata lascia il segno alla Faleriense di Porto Sant’Elpidio. Ecco il racconto della titolare di uno chalet

La mareggiata lascia il segno alla Faleriense di Porto Sant’Elpidio. Ecco il racconto della titolare di uno chalet
PORTO SANT’ELPIDIO  - Danni da mareggiata, disperata Cinzia Brunelli. L’operatrice balneare per tanti anni concessionaria dell’area demaniale ha gestito uno...

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PORTO SANT’ELPIDIO  - Danni da mareggiata, disperata Cinzia Brunelli. L’operatrice balneare per tanti anni concessionaria dell’area demaniale ha gestito uno chalet che poi ha affidato ad altri. Altri che hanno trasferito l’attività e oggi la concessionaria fatica a trovare nuovi gestori.

 

Si ritrova con uno stabilimento che rischia di finire sott’acqua e - per rimanere in tema - non sa che pesci pigliare. Il mare ha eroso nelle fondamenta la struttura, nonostante a protezione ci sarebbero le scogliere radenti, che l’operatrice ha messo tanti anni fa a spese sue. Era stata la prima ad effettuare quest’operazione di salvataggio. Che non è servita. Oggi la radente è collassata, non protegge più, e con la mareggiata di sabato i detriti hanno invaso la struttura, il pavimento rischia di franare, il telone è danneggiato.


«Tanto per cambiare ricominciamo – dice la balneare – ancora una volta mi trovo con il pavimento che comincia a cedere, il tendone danneggiato, il mare si è portato via il cumulo di sabbia, le tavole di legno sono finite sugli scogli, sono danni, danni e ancora danni. A colpo d’occhio può sembrare incuria da parte mia, in realtà è disperazione. Perché dopo aver speso tutto quello che avevo, nel tempo, per riparare i danni delle mareggiate, oggi non ho più niente. Non posso nemmeno comprare i sacchi. E mi è difficile anche dare in gestione lo chalet, la situazione della Faleriense è di degrado completo».

In attesa delle scogliere emerse va così. Il Comune ce la sta mettendo tutta per accelerare, investendo anche per la vasca di prima pioggia e per il ripascimento, come aveva chiesto la Regione, ma nel frattempo la situazione è precaria. In particolare nel tratto sud, da via Curtatone al camping Le Mimose, tanto che la prima tranche dei lavori parte da via Curtatone verso sud. Gli chalet nel frattempo si sono attrezzati con i sacchi, i cubi in cemento, le scogliere radenti.


Purtroppo le radenti che messe tanti anni fa non funzionano più e «se avessi avuto una fila di sacchi, non avrei avuto danni - spiega l’operatrice -: ma non posso spendere i soldi per i sacchi perché non ce li ho. Vorrei sottolineare, però, che quando il Comune ha cominciato a investire per mettere una fila di sacchi davanti agli stabilimenti balneari a me di file ne sarebbero servite due o tre perché i problemi per me erano partiti anni prima». Per lei «a Porto Sant’Elpidio l’equità tra operatori non esiste. Sono contenta per i colleghi che hanno avuto più fortuna di me, che hanno cominciato ad avere i miei stessi problemi parecchi anni dopo. Per loro il Comune si è attivato, ha pagato i cubi, le radenti, i sacchi. Io ho dovuto pagare tutto di tasca mia». L’operatrice fa sapere che in giornata protocollerà una richiesta di sacchi al Comune: «Sono in uno stato d’emergenza dal 2004 - avverte - l’amministrazione ne deve tenere conto».

 

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Corriere Adriatico