Mafia nigeriana, l’allarme resta alto: «Più attenzione a spaccio e lucciole». Al dibattito anche lo zio di Pamela

Mafia nigeriana, l’allarme resta alto: «Più attenzione a spaccio e lucciole». Al dibattito anche lo zio di Pamela
PORTO SANT'ELPIDIO - Di mafia nigeriana si parla a Porto Sant’Elpidio nella Giornata internazionale contro la droga. Fratelli d’Italia rispolvera il brutale...

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PORTO SANT'ELPIDIO - Di mafia nigeriana si parla a Porto Sant’Elpidio nella Giornata internazionale contro la droga. Fratelli d’Italia rispolvera il brutale omicidio di Pamela Mastropietro del 29 gennaio 2018 Macerata. Il più efferato caso di cronaca nera degli ultimi anni in Italia. 

 
Lo zio della 18enne romana, che era in una comunità della zona e il cui cadavere è stato ritrovato a bordo strada dentro due trolley, è venuto a Porto Sant’Elpidio per la seconda volta da quei fatti. Pamela fu drogata, uccisa, smembrata, fatta a pezzi. E’ stato condannato lo spacciatore nigeriano Innocent Oseghale, imputato anche di violenza sessuale. Lo zio di Pamela, l’avvocato Marco Valerio Verni, non vuole che la storia della nipote finisca nel dimenticatoio e Fratelli d’Italia lo appoggia. Di mafia nigeriana a Fermo si parla da prima del raccapricciante caso Mastropietro.

Un’informativa del 2016, arrivata alla Procura di Fermo, puntava i riflettori sulla Black Axe, la mafia nigeriana che gestisce droga, prostituzione, immigrazione clandestina per un giro di denaro miliardario in Italia. Per puntare i riflettori su un problema che si vorrebbe negare, ma c’è, Fratelli d’Italia ha organizzato il flash mob e il dibattito contro le droghe e le mafie. Si è mossa allo scopo la federazione provinciale con il segretario Andrea Balestrieri che ha organizzato il convegno sulle conseguenze della mafia nigeriana nelle Marche.

«Riciclaggio, riti tribali, estorsione e traffico di droga sono alcune specialità delle cosche nigeriane – dice Balestrieri - la mafia non è più solo Cosa nostra, i clan africani sono la minaccia ogni giorno più grande e pericolosa». L’ospite, l’avvocato Verni, aggiunge: «Potrei raccontare per ore quello che ho letto e vissuto durante il processo per l’uccisione di Pamela, una ragazza appena diciottenne vittima di un richiedente asilo la cui istanza era stata rigettata in tutti i gradi di giudizio».



«Una persona - riprende - che non aveva titolo né per entrare in Italia, né per rimanerci. Ho studiato a fondo come queste nuove mafie creano e alimentano il loro sistema. Il nostro codice penale andrebbe aggiornato, il sistema di collaborazioni in contrasto alle mafie nostrane andrebbe potenziato e andrebbero monitorati i flussi migratori».

 

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Corriere Adriatico