P.S.Elpidio, il giallo della morte di Mithun I periti passano al setaccio pc e cellulare

Mithun Rossetti
PORTO SANT'ELPIDIO - Iniziato il lavoro dei periti sul giallo della morte di Mithun Rossetti, lo studente di 27 anni trovato impiccato in un casolare a Porto...

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PORTO SANT'ELPIDIO - Iniziato il lavoro dei periti sul giallo della morte di Mithun Rossetti, lo studente di 27 anni trovato impiccato in un casolare a Porto Sant’Elpidio domenica 7 agosto del 2016. Come si ricorderà il Gip aveva rigettato la richiesta di archiviazione accogliendo invece quella dei legali della famiglia dello studente che da sempre ha contestato la tesi del suicidio. Il giudice ha quindi disposto una ulteriore indagine. Lo scorso 6 ottobre il pm Alessandro Piscitelli ha incaricato il consulente Luca Russo per ulteriori approfondimenti su pc e telefono cellulare di Mithun che erano già stati analizzati quando fu ritrovato il corpo. L’incarico verrà svolto presso gli uffici della I.I.F (Indagini Informatiche Forensi) a Osimo. 


Le acquisizioni verranno effettuate con attrezzatura forense impiegata anche dall’Fbi e attualmente nella disponibilità anche del Consulente osimano Luca Russo, come aveva già svelato il consulente della famiglia di Mithun, Marco Calonzi. Russo a suo tempo contestò questa fuga di notizie riservate e oggi ribadisce: «Sono solito operare nella riservatezza ed evito di parlare pubblicamente di strumentazioni e software da noi impiegati, ritengo che ogni indagine è secretata in ogni sua fase, dalle informazioni alle strategie di indagine». In tutti i modi l’unica direzione è quella di rendere giustizia alla famiglia e fare chiarezza. A Osimo con Luca Russo opererà anche il suo staff composto da Nicoletta Angeletti, Andrea Russo e David Albertini e inoltre il consulente della famiglia Marco Calonzi di Roma. 

I carabinieri durante le indagini avevano parlato di suicidio ma i familiari del ragazzo non hanno mai creduto a questa ipotesi. Per la famiglia troppe cose non vanno. Troppe incongruenze tra la storia raccontata e quella vissuta dal ragazzo. Dall’ipotesi suicidio si passa dunque ad analizzare la scena del crimine nella speranza che l’utilizzo delle tecnologie avanzate possa aiutare a risolvere il caso. Si parte dal buco di due ore nei messaggi whatsapp. Non combaciano gli orari, in base a quanto riferisce una teste chiave. E questa è solo una delle tante cose da chiarire.
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Corriere Adriatico