Covid, ricordo delle vittime. Il prefetto: «E dopo la pandemia, la guerra: spero che torni presto la ragione»

Covid, ricordo delle vittime. Il prefetto: «E dopo la pandemia, la guerra: spero che torni presto la ragione»
PORTO SANT’ELPIDIO - Cerimonia al monumento delle vittime del Covid ieri mattina. Davanti alla scultura realizzata dall’artista Nazareno Rocchetti si sono ritrovati il...

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PORTO SANT’ELPIDIO - Cerimonia al monumento delle vittime del Covid ieri mattina. Davanti alla scultura realizzata dall’artista Nazareno Rocchetti si sono ritrovati il sindaco di Porto Sant’Elpidio Nazareno Franchellucci e il prefetto di Fermo Vincenza Filippi con la presidente del Consiglio comunale Milena Sebastiani, gli assessori, i consiglieri e le forze dell’ordine elpidiensi.

 

Sono passati più di due anni dall’inizio della pandemia che in Italia ha procurato oltre 157mila vittime e più di 6 milioni di morti in tutto il mondo. Un bilancio impressionante, cui vanno aggiunte le implicazioni sociali, psicologiche, economiche che la tragedia ha provocato. Ha rivoluzionato il modo di vivere, i rapporti tra le persone, le abitudini negli spostamenti, negli acquisti, nel pensiero. Il Comune rivierasco il 30 ottobre scorso aveva inaugurato al civico cimitero il monumento dedicato alle vittime del coronavirus. Ieri c’è stata la commemorazione.

Dopo la benedizione di don Paolo Canale, sindaco e prefetto hanno preso parola. «Nel giorno in cui tutto il Paese si stringe attorno al ricordo delle persone decedute a causa della pandemia – dice Franchellucci – il nostro commosso pensiero va ai tanti morti e ai loro famigliari».

Il prefetto evidenzia che «l’amministrazione comunale dio Porto Sant’Elpidio è da sempre stata vicina ai temi sensibili alla cittadinanza, come sicurezza e legalità, e dimostra tale sensibilità anche in questa occasione – sottolinea Filippi – la pandemia ha tranciato tante vite e purtroppo ancora serpeggia. La vita è un percorso di crescita, un cammino. La morte rappresenta l’apertura a nuova vita ma il virus ha reso questo passaggio doloroso e triste, impedendo, in un momento così delicato, anche il conforto dei propri cari. Dopo quest’emergenza sanitaria nessuno si sarebbe mai immaginato lo scoppio di una guerra. Auspico un ritorno alla bontà d’animo, alla coscienza e alla ragione, che soffochi il sentimento di sopraffazione dell’uno sull’altro». Mai prima, come in questa fase, quella grande mano sulla quale si appoggia un uomo disperato rappresenta il momento che stiamo tentando di superare. 

 

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Corriere Adriatico