Lorenzi, interrotta l'attività produttiva Settanta dipendenti restano a casa

Lorenzi, interrotta l'attività produttiva Settanta dipendenti restano a casa
PORTO SANT'ELPIDIO - Scorrono ormai i titoli di coda alla Gianmarco Lorenzi. Solo l'arrivo di nuovi investitori potrebbe salvare una delle aziende più conosciute del...

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PORTO SANT'ELPIDIO - Scorrono ormai i titoli di coda alla Gianmarco Lorenzi. Solo l'arrivo di nuovi investitori potrebbe salvare una delle aziende più conosciute del distretto calzaturiero ma in difficoltà dall'ottobre 2012 quando presentò la domanda di concordato preventivo al Tribunale di Fermo.


La speranza di poter far ritornare l'azienda ai fasti di un tempo fece capolino tra il 2012 e il 2013 quando, grazie all'apporto di nuovi capitali provenienti dalla società creditrice T.g.p. Srl, tacchi e accessori, di San Mauro Pascoli (Fc), si formò la Gianmarco Lorenzi Group srl (con sede legale in via della Spiga a Milano e sede operativa a Porto Sant'Elpidio). La nuova società, il cui socio di maggioranza è la G.L. Investimenti srl, acquisì con affitto di ramo d'azienda la Gianmarco Lorenzi srl, diventata G.L. Investimenti. Anche quest'ultima società però è entrata in crisi: il 6 agosto scorso ha chiesto il concordato preventivo ma il 27 gennaio 2015 il Tribunale l'ha dichiarata fallita (l'udienza per la verifica dello stato passivo è stata fissata il prossimo 21 maggio).



Lo stato di insolvenza della G.L. Investimenti srl ha precluso il futuro della Gianmarco Lorenzi Group srl che "ha ricevuto comunicazione di rescissione del contratto di affitto di azienda" per cui, spiegano le organizzazioni sindacali Filctem Cgil e Femca Cisl, "tutti i circa 70 dipendenti in forza all'azienda sono stati retrocessi alla società fallita e in mano al curatore fallimentare Andrea Vitellozzi. Quanto accaduto - proseguono Alessandro De Grazia della Cgil e Piero Francia della Cisl - ha interrotto immediatamente tutte le attività produttive della società, sospendendo i dipendenti in attesa che il curatore fallimentare, di concerto con le organizzazioni sindacali, individui l'ammortizzatore sociale che consenta in tempi brevi la garanzia salariale agli stessi".



La scelta, che i dipendenti stanno affrontando in questi giorni (ieri mattina si è tenuto un nuovo incontro), è tra due ipotesi: la cassa integrazione straordinaria per 12 mesi o la procedura di mobilità. "La prima sarebbe auspicabile - sostengono sempre i sindacati - in particolare se dovesse concretizzarsi l'interesse di qualche imprenditore a rilevare il marchio e magari riprendere la produzione con effetti positivi sull'occupazione".



In questo momento di crisi e, aggiungono i sindacati, "con una complicata situazione societaria", non sarà semplice trovare un investitore per cui molti dipendenti si stanno orientando sulla procedura di mobilità con il conseguente licenziamento di tutto il personale. Dunque una situazione piuttosto complicata dalla quale non sarà facile uscire. Il pensiero va soprattutto alle 70 famiglie che vedranno il proprio congiunto perdere il posto di lavoro in un momento in cui la ricollocazione appare complicata. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico