PORTO SAN GIORGIO - Sette ore per recuperare il relitto della “Dolphin” l’imbarcazione di diciotto metri, in stato di abbandono da anni, affondata circa un mese...
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Tanto è il tempo che ci è voluto per svolgere le operazioni, iniziate alle 8.30 di ieri e concluse poco dopo le 15.30 sempre di ieri. Per svolgere il lavoro è stata necessaria la collaborazione del motopontone “Magnum”, lo stesso che ha dragato le acque nelle scorse settimane. «E’ stata un’operazione delicata – spiega Basilio Ciaffardoni, sub e responsabile tecnico del porto – se non prestavamo le giuste attenzioni rischiavamo che la barca si rompesse in molti pezzi». Lo stato di abbandono del battello ne aveva già compromesso l’integrità, situazione ancora peggiore dopo la permanenza in mare per un mese circa (giorno più giorno meno). Alle 11.30 si stavano ancora collocando le necessarie imbracature e, in parte, la barca spuntava fuori dall’acqua.
Le operazioni
A svolgere fisicamente il lavoro è stato Ciaffardoni, sub esperto che nella sua vita lavorativa ha riportato a galla molte barche. «Nel 1992 ho fatto il primo recupero con questo motopontone – racconta – ma quello di ieri è stato davvero complicato. Cavi e catene dovevano essere legati con la massima cura, il tutto sott’acqua. E’ stato difficile anche se si trovava a poca profondità, “solo” 5 metri». Alle 12.30 l’imbarcazione era riemersa quasi del tutto e i tecnici, all’interno, hanno trovato una situazione davvero brutta. «Sembrava fosse stata teatro di una battaglia» dice Ciaffardoni, che ha dovuto rompere i vetri della cabina per poter far passare le pompe che ne avrebbero aspirato l’acqua. Terminate le operazioni tecniche, la “Dolphin” è stata sollevata di fianco al moto pontone che l’ha condotta verso il cantiere. Ora, ad operazioni concluse, si trova lì. «Desidero ringraziare tutti – chiude Ciaffardoni – bravi sia gli uomini del motopontone, sia quelli del Marina di Porto San Giorgio, sia i tecnici del cantiere. Un grazie anche alla Capitaneria di Porto che è rimasta in costante contatto radio con il comandante del “Magnum” per tutta la durata delle operazioni». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico