Estate addio e spettro Bolkestein, i timori dei balneari a Porto San Giorgio: «Sarà sempre più dura»

Estate addio e spettro Bolkestein, i timori dei balneari: «Sarà sempre più dura»
PORTO SAN GIORGIO  - La stagione balneare volge al termine, dopo l’ultimo weekend di maltempo e la riapertura delle scuole. Fra ombrelloni chiusi e lettini da lavare,...

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PORTO SAN GIORGIO  - La stagione balneare volge al termine, dopo l’ultimo weekend di maltempo e la riapertura delle scuole. Fra ombrelloni chiusi e lettini da lavare, gli stabilimenti balneari si apprestano a chiudere i battenti, mentre all’orizzonte si profilano le incognite della Bolkestein e c’è la preoccupazione crescente per il futuro della categoria alla quale viene affidato gran parte del comparto turistico.

 


La data


Si va così incontro alla scadenza delle concessioni balneari per dicembre 2023 e che avrà al massimo un anno di proroga, ad occuparsene sarà il nuovo governo che si formerà a breve. Allo chalet Da Luisa, la titolare della concessione sta mettendo via le ultime cose al bar e non sa se il prossimo anno riaprirà. Più avanti, da Bandos Lido, la titolare Roberta Lorè con il marito Piero dice di aver lavorato di più a giugno e luglio: «Ad agosto c’è stato un turismo mordi e fuggi. Il grosso problema, quest’anno, è stato il personale, che abbiamo trovato ma con molta fatica. Si è lavorato fino al 13 settembre con l’apertura della scuole e con il meteo sfavorevole c’è stata un’evidente flessione di presenze, sebbene qualche straniero fosse ancora in giro. Da domenica saremo chiusi».

Per quanto riguarda le concessioni «lo stato d’animo è pessimo - dice Roberta - da quando abbiamo saputo che sono stati tolti i 10 anni di proroga. Abbiamo questa concessione dal 1994 e nel 2005, con la riqualificazione della struttura, ci siamo adeguati al piano spiaggia e aspettiamo da tempo un lungomare fatto come si deve. Di solito, ogni anno fai qualche miglioria alla struttura, invece siamo fermi in attesa di questa mannaia sulla testa. Non investiamo da anni. Purtroppo noi piccoli siamo penalizzati e considerati alla stregua dei grandi stabilimenti. Non c’è distinzione tra grandi e piccole imprese e qui nelle Marche non puoi sgarrare neanche di un mattone. Per la scadenza della concessione siamo preoccupati, il 2023 è troppo vicino. Tra l’altro è la nostra unica attività e non abbiamo ancora l’età per andare in pensione. Cosa ci mettiamo a fare?».

Allo chalet Elvezio, il nipote di Elvezio Quondamatteo dice brevemente: «La stagione è andata bene. La gente c’è stata. Con la Bolkestein sarà tutto da vedere». Qualche turista in spiaggia si vede ancora, sono soprattutto tedeschi ed inglesi. Al Tropical di Francesco Sullini, a parlare è la moglie Samanta: «Quest’estate si è lavorato meno. Abbiamo lavorato meno come spiaggia e come lavoro quotidiano. La gente c’era ma non spendeva. Chi prima veniva a mangiare tutti i giorni, non è venuta più. Devono fare i conti con gli stipendi e a qualcosa devi rinunciare. Sì, si è lavorato ma in maniera diversa, i conti erano più leggeri. Chi prima ordinava dall’antipasto al secondo, ora si accontenta di un primo».


L’intesa


«Anche gli operai, pur concordando prezzi ragionevoli, non vengono più - riprende - per la pausa pranzo tutti i giorni, preferiscono mangiare un panino anche perché sono poche le aziende che rimborsano il pranzo. Ad agosto, la bolletta dell’Enel è arrivata a 5mila euro e fin lì avevo la tariffa bloccata. Non so come saranno le prossime bollette. A qualcuno sono arrivate da 13mila euro». Sulla Bolkestein, dice rassegnata Samanta, «chi vivrà vedrà. Siamo appesi ad un filo».

 

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Corriere Adriatico